Non ho particolare affinità con la lingua francese in musica, e forse non solo in musica ma in generale. Il fatto che l’abbia studiata per una vita a scuola e poi rimossa dalle mie sinapsi in favore dell’inglese la dice lunga sulla mia scarsa attitudine francofona.
Mi arriva dunque questo disco dei parigini Baden Baden che ho cercato di ascoltare senza preconcetti, onde evitare una recensione poco oggettiva.
“Coline” è un delicato esempio di indiepop prevalentemente acustico in cui, lo devo ammettere, il cantato francese si incastra più che bene.
Non è stato difficile aprire le porte alle dodici canzoni in scaletta, probabilmente perché l’indolente domenica in cui ho deciso di buttare giù queste righe è terreno più che fertile per le atmosfere agrodolci descritte in questi solchi.
Non manca anche la lingua inglese, per un’alternanza che non spezza la coesione del disco e non devia mai da quell’attitudine rilassata e allo stesso tempo leggermente malinconica che brilla di luce propria per tutta la durata.
Un paio di piccoli appunti si possono muovere ad una calligrafia a tratti leggermente monocorde ed una mancanza di un marchio di fabbrica capace di poter distinguere la musica della band parigina dalle tantissime proposte del genere in circolazione.
Questioni di lana caprina.
Autore: Enrico Amendola