Il senso del compiuto ha prevalso anche nelle astrazioni.
Con tale matrice si è esteso, per circa due ore di musica, il concerto dei The Notwist, tenutosi alla Casa della Musica di Napoli (organizzato da Rockalvi Festival in collaborazione con il Complesso Palapartenope e con media partner Freakout Magazine).
Due blocchi di musica serrata, divisi da un’impercettibile pausa, simile più a un cambio di scena, per un suonato in crescendo che ha coperto, in una progressione quasi concettuale, molteplici generi e abbracciato gran parte del repertorio del gruppo tedesco.
I The Notwist non hanno mai spostato note oltre il limite, tracimato l’argine del confine che separa l’approccio pop dalla sperimentazione, restando saldi nel loro guado anche nelle parti più spinte e libere.
E così, come in un solco tracciato in profondità e dritto nelle sue linee, il concerto si è snodano su tessiture che dal post rock hanno battuto il kraut più pop e l’electro rock, accomodato l’elettronica tanto da remix quanto da indietronica, inciso camei di free jazz in chiave indie da fiati senza fiato, sino a concedere momenti di unicità.
L’aspetto strumentale ha, poi, prevalso sul cantato che, a dispetto delle attese del refrain caro all’orecchio, ha ceduto alla difficoltà live per una voce che si è mostrata essere più da registrazione studio che da palco.
Al netto di tutte le considerazioni, il plauso maggiore resta l’aver “costruito” un concerto/prodotto perfetto, mostratosi tale da subito nell’ottima qualità del suono e dell’ascolto, solido nel saper raggiungere il cuore, i ricordi e le attese di tutti i presenti, per una Napoli che si è aperta nuovamente all’Europa artistica che conta, anche per la musica “meno nota” ai più ma che a suo modo ha segnato una generazione.
autore: Marco Sica
ph. credit: Klaus Bunker