Stefano Giaccone e Mario Congiu giungono a questo primo album avendo alle spalle diverse e belle esperienze. Il primo, ormai trasferitosi in Galles, è il fondatore di Franti e di altre formazioni di avanguardia rock; il secondo, dopo aver militato come chitarrista in diversi progetti di estrazione piemontese (da Mao ai Bandamanera), è al lavoro su un disco solista che vedrà la luce prossimamente. Mille cose fatte e una in comune, quello che loro stessi definiscono “il nostro amore per la canzone italiana”. Ovvero, 10 pezzi scelti scavando nei ricordi e nel recente passato, più due composizioni originali.
E qui va segnalata una prima nota di merito, perché, seppure la presenza di certi nomi – di quelli che ti aspetti in un disco del genere – potrebbe far temere il noto effetto karaoke, il duo evita il rischio di cadere in un facile e vuoto best of (altrui, peraltro). E lo fa con eleganza e competenza, andando a ripescare un pezzo del De Gregori meno studiato (‘Le Storie di Ieri’), un De Andrè in genovese (‘Da Mae Riva’), un Guccini impastato di malcelato ottimismo (‘La Canzone della Triste Rinuncia’), un Fossati che non si dimentica (‘Lindbergh’). E proprio a Fossati, più che ad altri, i due musicisti devono qualcosa, come minimo la vocalità scura e intrinsecamente musicale di Giaccone, ma anche l’abilità di aprire finestre e di lasciare filtrare una luce lieve, ma carica di elettrizzante passione, politica e non solo.
Il passato, dunque; ed anche il futuro, qui rappresentato da Lalli e Perturbazione, presenti con un pezzo ognuno. La resa sonora, impreziosita dall’abilità tecnica dei musicisti e da apporti esterni (l’orchestrazione di ‘Vedrai, Vedrai’, il clarinetto di Dylan Fowler in ‘Lindbergh’), pur risultando spesso distante dall’originale, conserva la carica e la bellezza di ciò che fu e lascia intravedere, nei due originali, una attenzione verso suoni e soluzioni armoniche assolutamente non comuni in casa nostra. Una nota a parte meritano la splendida ‘La Corda di Vetro’ dei Perturbazione, insieme a ‘Come Mi Amerai’, il punto più alto dell’album per arrangiamento e testi, e ‘T’ho Visto in Piazza’ dei Truzzi Broders, che, oltre ad avere beneficiato di una certa attenzione da parte del noto canale musicale che tutti amiamo, racconta di acidi, amore e vita su una base che vi farà venire voglia di buttare tutto per aria.
Dunque, ricapitolando: due musicisti giovani, con esperienze all’estero e provenienti da una città musicalmente più che viva; l’abilità di scovare melodie e versi del passato e di (ri)vestirle in modo colto e mai sopra le righe. Un disco che richiede tempo: il tempo di ricordare il passato, il tempo di ascoltare e riascoltare questi pezzi e di farne propria la soave bellezza.
Autore: Andrea Romito