Ci sono dei dettagli che accomunano il pubblico in attesa davanti alle porte del circolo degli artisti questa sera. Forse quello sguardo trafitto, quella postura trasversa di chi è venuto a cercare i Mogwai all’ombra dei sette colli, di chi si aspetta di dondolare per due ore le braccia ad occhi chiusi nell’atmosfera non tanto noise quanto melodica dei nostri, caserecci, GDM. E le aspettative non vengono deluse. Già dall’inizio del concerto, infatti, che si apre con i romani Moka, si capisce quale sarà il taglio di tutta la serata. In una prospettiva semplice, quasi umile, i Moka fanno il loro dovere preparando le nostre orecchie senza pretese all’avvento degli osannatissimi GDM, costruendo quelle linee melodiche in salita e discesa che gli headliners della serata avranno il compito di ampliare. Eppure, nonostante l’aspettativa, nonostante il calore e il seguito, oserei dire la passione, del pubblico, nel momento in cui il gruppo emiliano sale sul palco, si ha come l’impressione che ci sia qualcosa che non quadra. Come se non si riuscissero a sintonizzare, come se la loro musica rimanesse aleggiante e confinata nel perimetro del palcoscenico. Come se ci fosse confusione. Pur spaziando dai brani del meraviglioso “Rise and fall” a quelli del nuovo album “Punk …not diet”, pur osando con due cover (“Heroes” di David Bowie e “I wanna be your dog” di Iggy Pop, scelte forse un po’ azzardate…), si percepisce una sorta di incompletezza, e alla fine della scaletta, gli animi sono giusto intiepiditi rispetto all’inizio. Senza avere critiche reali da muovere, senza poter toccare l’aspetto tecnico, si può solo sperare che si sia trattato di un momentaneo calo di tensione per un gruppo che proprio nel coinvolgimento emotivo del pubblico, ancor più diretto nei live, ha uno dei suoi punti di forza. Siamo capitati in uno dei bassi del tour? Certo, può succedere. Ma, a conti fatti, sarebbe stato bello tornare a casa un po’ più soddisfatti…
Autore: Serena Leone / Foto: Sole d’Amelio