I 1990s sono un trio scozzese, da Glasgow. Suonano un indie rock and roll condito da un forte sapore glamour e il Neapolis Carpisa Festival non è stato il loro battesimo italiano: hanno già suonato negli scorsi a Roma (Circolo degli Artisti), Bologna (Covo) e Milano (Transilvania). Abbiamo fatto quattro chiacchiere con loro a proposito della scena musicale scozzese, delle differenze con Londra e dei loro prossimi impegni.
Avete definito la vostra musica come “una bionda che esce da un’auto”. Che intendete?
Beh, come posso spiegarlo…la nostra musica è come una star dei film, diciamo una Paris Hilton, che esce da un’auto con un’aria molto glamour ma al contempo rozza. Ecco, la nostra musica è molto glam ma anche rozzamente rock and roll.
“Super Legal” racconta di quando un gruppo di ragazze vi ha costretto a cantare per ore, mentre nel video di “You’re supposed to be my friend” siete presi di mira dai fans. Non è che vi sentite oppressi da loro?
Ma no, in realtà siamo anche diventati amici di quelle ragazze, sono loro che sono poi apparse nel video di “You’re supposed to be my friend”.
Belle and Sebastian, The Fratellis, Travis, Primal Scream, Franz Ferdinand. Tutti da Glasgow. Le band scozzesi sembrano andare meglio di quelle londinesi. È l’aria che respirate lì o cosa?
Il tempo atmosferico è sicuramente importantissimo. A Glasgow è davvero cattivo. A Londra ci sono diversi posti in cui andare, clubs, galleries, pubs, mentre a Glasgow puoi solo stare chiuso in casa a suonare le tue canzoni tutto il tempo. Le band di Londra scrivono una canzone una volta all’anno e poi vaffanculo. Da noi non è così.
Che tipo di musica pensate manchi al momento? Voglio dire, si suona molto indie, post punk e new wave, ma sembra mancare quel sano rock and roll che suonate voi.
Si, manca la buona musica, quella felice. Penso che a Glasgow le band siano un reale intrattenimento per il pubblico, anche se non si montano la testa come per esempio certe band londinesi che sono totalmente concentrate sul proprio ego.
Non è la prima volta che venite in Italia, questa è la quarta. Avete già un’ottima base di fans qui, qual è il segreto?
Non lo so. La prima volta che siamo stati in Italia abbiamo suonato a Roma al Circolo degli Artisti assieme a The Long Blondes e The Veils, per uno show organizzato dalla nostra comune etichetta Rough Trade. La seconda volta siamo venuti con Comcerto e ci siamo trovati anche meglio: abbiamo suonato al Covo di Bologna ed è stato un grande show. Ora abbiamo suonato anche a Napoli, è stato un buono show e il pubblico ha risposto bene. Napoli è una bella città ma abbiamo visto poco, però abbiamo visitato Pompei! Ci siamo proprio divertiti.
Dopo gli Strokes ogni cosa sembra cambiata. Ma voi sembrate avete un tocco glam e dai colori fortemente Seventies. Quanto è difficile suonare la vostra musica in un momento in cui gli anni Ottanta sono ritornati con violenza? Beh! Noi siamo nati e cresciuti negli anni Settanta, per noi è normale suonare questa musica. Penso che forse quello di cui tu parli va di moda in Italia, ma in Gran Bretagna era di moda circa dieci anni fa, queste cose tipo Duran Duran e drum machine. Ma ora è finito tutto, nessuno sembra più interessato a queste diavolerie elettroniche!
Mi riferivo con la precedente domanda alla nuova ondata post punk con forti derive eighties…su myspace vedo che molte band di Londra suonano questo genere. Si ma sembrano soffrire tutti di sindrome spastica! A Glasgow è diverso, quello che è davvero importante è che nessuna band assomiglia a un’altra. Ogni band è unica. A Glasgow non c’è una scena musicale, nel senso che una buona band non soffre il paragone con un’altra. Quindi non c’è una scena electro o post punk ma un gruppo che fa più o meno quel genere. Conosci gli Shit Disco? Alla fine fanno post punk anche se questo genere è totalmente finito dalle nostre parti. Londra è cinque anni indietro rispetto a Glasgow.
Su quale etichetta scozzese puntereste al momento? C’è solo la Chemikal Underground a Glasgow, l’etichetta di Delgados a Arab Strap per intenderci. C’è un unico esemplare di ogni cosa a Glasgow!
Si dice che avete firmato per la Rough Trade dopo soli 6 concerti. Com’è andata?È andata proprio così. È stato molto semplice per noi, band davvero buone possono fare queste cose. Band di merda saranno sempre band di merda, noi semplicemente siamo piaciuti alla Rough Trade, non siamo molto diversi da quando abbiamo firmato.
Avete dichiarato zero interesse verso le canzoni tristi. Continuate su questa linea?
(divertiti) Beh! Noi amiamo le canzoni tristi. Penso che il nostro album ha dodici “happy songs” ma il prossimo sarà un album triste per metà: per il prossimo album abbiamo già sei canzoni strappalacrime, ci piace il mood intimo e disperato che le racchiude!
Progetti per il futuro?
Sigarette (ridendo).
Nel futuro ci sono due cose. La prima è girare il più possibile, ci sono New York, Los Angeles, San Francisco e poi ancora Olanda, Germania, Australia, Giappone, Canada.
E poi dopo una piccola vacanza vogliamo concentrarci sul secondo album, abbiamo già sei canzoni pronte. Finito il tour vogliamo fare le cose per bene. Abbiamo bisogno dei tempi giusti. Prendi gli Strokes, il primo disco era strepitoso e ci hanno messo uno, due anni; il secondo non male ma inferiore al primo, con probabilmente tre mesi di lavorazione. Per l’ultimo disco ci hanno messo probabilmente un mese e si sente, il peggior album che abbiano mai registrato.
Autore: Stefano De Stefano
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