Si fanno attendere un pò troppo, ma quando vediamo uno dei tecnici che inizia ad accendere le candele disseminate tra gli strumenti pensiamo che forse è fatta…Uno ad uno i cinque Deasonika fanno il loro ingresso sul palco del Duel. Iniza subito la veloce corsa del basso di P.A.D., uno dei brani tratti dal loro ultimo lavoro elettro-acustico intitolato “Deasonika”.
Max Zanotti si infiltra nella trama di basso con una voce carezzevole…è gia scoccata la scintilla col pubblico. L’aria è sospesa, il respiro di tutti per un attimo si blocca fino a quando non entrano in gioco, all’unisono, batteria e arpeggi di chitarre. Il primo brano è quasi un rito per entrare nel mondo sonoro di questa (relativamente) nuova realtà italiana; P.A.D. raggiunge il suo apice attraverso l’incantevole falsetto di Max che stende le sue corde vocali fino a sviscerare un suono che non è più una voce, ma una serie di frequenze terapeutiche per il cuore. Con P.A.D. la band è come se gonfiasse una bolla di sapone che d’un tratto scoppia perché finisce…come quando ti svegli da un piacevolissimo sogno. Segue “Il giorno della mia sana follia”, uno dei brani che hanno fatto conoscere già in passato i Deasonika anche se in una veste più “dannatamente” rock.
Si avverte da subito una granitica leggerezza degli arrangiamenti. Tutto è al punto giusto, il loro sound è un piacere per il corpo. In gran parte del live le chitarre che suonano sono tre e ciò che più colpisce è come queste siano articolate in maniera cosi elegante…La ricerca dei suoni è molto corposa. I dettagli sonori che fuoriescono dalle corde condiscono i pezzi di un alone che sa di meraviglioso. Traspare da ogni esecuzione la forte matrice anglosassone, che parte dai vecchi Coldplay (quelli di Parachutes, per intenderci, non quelli di X&Y), arrivando ai Muse, passando attraverso i Radiohead più intimisti…E’ impressionante come “Piccoli dettagli al buio” inizi alla stessa maniere di “Fake Plastic Tres”. Plagio? Per niente…è risultato come un’inconscia citazione sonora sull’attacco…la plettrata iniziale sui bassi di una chitarra acustica cristallina. Il brano dei Deasonika scivola immediatamente su tutte altre immagini sonore, ma quell’attacco, quel secondo e mezzo, è identico. La band, mezza comasca e mezza milanese, pur in una veste elettro-acustica non riesce a contenere la propria naturale indole “violenta”. E’ quando parte “Quello che non c’è” che ci si rende conto di trovarsi di fronte ad una band di sostanza. Il sound si fa aggressivo, Max lascia la sua sedia e tira fuori dai polmoni l’aria per riempire le parole “ io non vedo più/ io no sento più”. Una catarsi vera è propria, una tempesta rock improvvisa come un’acquazzone d’estate. E come dopo ogni tempesta, torna il sereno e i cinque Deasonika partono con “Non Dimentico Più” il brano che li sta facendo conoscere ad un pubblico sempre più ampio. Si tratta di una ballata melanconica, dolce e amara, dove la voce di Max raggiunge uno stato di grazia. Da sottolineare la cover di Javette Steel “Calling You”, che i Deasonika hanno ripreso sia nell’album che dal vivo donandogli una corposità di suoni che la versione originale non ha perchè giocata solo ed esclusivamente sulla voce ( e che voce). Un concerto che lascia l’amaro in bocca…nel senso che vorresti risentirlo. I Deasonika partiranno con un nuovo tour a maggio, ma in versione “dannatamente” rock. Aspettiamo.
Autore: STeafaNo fErRarO
www.deasonika.it