Ne ha fatta di strada la musica elettronica dal 1897, anno in cui l’americano Thaddeus Cahill brevettò il Telharmonium, un simpatico organetto di 200 tonnellate, alimentato da 146 dynamo. Il primo vero sintetizzatore fu costruito nel 1944 dalla RCA, l’enorme Mark I, analogico e controllato da nastri di carta perforata. Ma la vera star della sintesi è il celebre sintetizzatore Moog System 55, del newyorkese Robert A. Moog, che nonostante non occupasse l’intero piano di un edificio, come i suoi antenati, risultava ancora troppo grande e costoso per avere il successo che meritava fra i musicisti, nonostante il pubblico apprezzò immensamente le nuove sonorità, nel celeberrimo Switched On Bach di Wendy Carlos. Fu lo stesso Moog a rimediare, nel 1970, con il minimoog, piccolo, leggero e dal prezzo accessibile (beh, costava come un’ utilitiaria, mentre il system 55 aveva il prezzo di una villetta in campagna, nda). Fu subito mania: i synth diedero la possibità ai performers di “costruire” e “modellare” il suono anzichè “sceglierlo”; un paradigma nato con la musica elettroacustica degli anni 50, finalmente a disposizione delle masse e in forma portatile!
Il processo di miniaturizzazione prosegue fino ai giorni d’oggi: grazie ad un game boy, 4 pile alkaline e una cartuccia (nanoloop o lsdj), avrete un intero setup in tasca, oltre allo strumento prefertito dai micromusicisti, con a disposizione synth e drum machine.
Ma cos’è la micromusic?
“Non so realmente cosa sia la Micromusic, ne so di piu’ su micromusic.net, che del genere in sé“. Questo è quello che mi ha risposto lo svedese Goto 80 (Commodore 64), tra i maggiori esponenti del suddetto genere.
Il nome “Micromusic infatti, lo si deve all’omonima community che ha raccolto tutti quei musicisti che hanno rispolverato le loro vecchie consolle da gioco, a 4, massimo 8 bit, come Atari, Commodore, Nintendo, per comporre musica.
“Si parla sempre di Micromusic, 8 bit, ma raramente si parla di chip style o chip tunes, che sono dei termini meno generici e riferiti proprio all’utilizzo di chip audio specifici per comporre musica” – dice Postal_M@rket, sicuramente tra i primi italiani a suonare col gameboy, e al quale dobbiamo la crescita di questo genere nel nostro paese. “Molto meno generci”, perché nel panorama micro c’è anche chi utilizza semplici vst, tastiere casio e giocattoli, spesso modificati.
La micromusic offre scenari e stili differenti, tutti uniti dalla volontà di spingere le proprie micromacchine oltre i limiti delle macchine stesse. Nonostante l’approccio ludico e l’utilizzo di giocattoli, ogni micromusicista conosce e si confronta con importanti artisti del passato, dal l’inventore e compositore Raymond Scott ai celebri Kraftwerk, passando per Wendy Carlos e Luigi Russolo. E’ un laboratorio che comprende tutte le forme d’arte lo-fi, che nasce nelle camerette e cresce su internet, e che unisce tutti i singoli in un unico macrogruppo di simpatici burloni.
La scarsa qualità del mezzo per una più alta e profonda ricerca. Vivere questa ricerca in piena libertà ed ironia. Lo sfruttamento delle potenzialità di chip e tecnologie uscite fuori produzione e la nostalgia per tutte quelle sonorità che ci hanno accompagnato sin da bambini. Tutto questo, può essere considerato micro.
Quando ascolti la micromusic per la prima volta, senti che è tua da sempre, e che quei suoni erano lì conservati nei ricordi d’infanzia. E’ una cosa assolutamente magica.
“Non mi sono mai piaciuti i generi musicali e i dj e producer che, per logiche commerciali, tendono a dare un nome a tutto. Con la micromiusic mi sento finalmente liberato da queste tipologie di pattern, nel senso che basta suonare con un game boy per fare micromusic, perché il game boy esce a 8bit, e allora la musica che senti è a 8 bit. Diciamo che questo basta per fare un genere!
Quindi c’è la minimal a 8 bit, la techno a 8 bit, l’ electro a 8 bit, il rock a 8bit, il pop a 8 bit, l’ indie a 8bit ecc…“. Questa è l’idea di Tonylight, “micropioniere” italiano, che continua: “Ma in assoluto la cosa che trovo più interessante del progetto micromusic.net, è l’idea di comunità.
Grazie a questo sito ho fatto nuove amicizie in mezza Europa, tutti uniti dall’ interesse e dalla passione per la musica. E’ bellissimo organizzare serate, invitare ospiti da fuori, e poi andare all’estero per un micromusic party! Tutto ha ancora un sapore genuino e casereccio, come gli gnocchi della nonna!“.
Infatti, è questa la caratteristica peculiare della micromusic: ogni micromusicista, quando ne incontra un altro, lo invita a far parte della famiglia che, nonostante sia composta da personalità e stili diversi, resta unita e compatta nella crescita e divulgazione del “verbo”!
A Napoli ci sono le Lamette, un trio femminile di micromusica, appassionate di circuit bending e che suona con giocattoli bent, game boy e tastieriene. Il circuit bending, molto diffuso in questo genere, ma anche tra chi fa noise, è un modo semplice ed economico per autocostruirsi uno strumento partendo da un vecchio giocattolo. Tra i “bender” celebri c’ è sicuramente Peter Edwards (casperelectronics), famoso per aver “modificato” un megafono giocattolo a Mike Patton (Faith No More, Mr. Bugle).
Da pochi giorni è anche attivo un forum su progsounds.com dove, pC=na e Jumpstart (Carlo Castellano, anche lui napoletano), saranno pronti a offrirvi ogni chiarimento riguardo la chip tune e il circuit bending.
links:
www.pcna.blogspot.com (micrOnde – la gazzetta dei micromusicisti italiani)
www.myspace.com/pcna (pC=na)
www.benthack.blogspot.com (Carlo Castellano – Circuit Bending)
www.myspace.com/goto80 (goto80)
www.myspace.com/postalmarket (postal_m@rket)
www.myspace.com/microtony (tonylight)
www.myspace.com/lelamette (lamette)
www.casperelectronics.com (pete edwards)
Autore: Valeria Vito