Il Sudterranea, nel centro storico di Napoli, stanotte è mediamente pieno, e come al solito il locale è luogo di ritrovo innanzitutto per giovani dark venuti da ogni angolo della città; stasera sul palco ci sono i Cactus, che dark non sono, pochi tra i presenti li conoscono, ma c’è curiosità ugualmente.
Il gruppo romano inzia la sua performance quando da mezz’ora è passata la mezzanotte, come è tradizione per i concerti qui a Napoli, e per 55 minuti spara hi energy rock’n’roll assordante e preciso. Un po’ ribassato il volume del microfono di Filippo, forse una scelta precisa, magari un errore di soundcheck, ma nella marea di feedback degli strumenti la voce graffiante ma poco potente del cantante non sempre riesce ad imporsi. I Cactus sono un gran gruppo, e sono fondatissimi i complimenti ricevuti dalla critica nazionale e internazionale nel 2006, dopo la pubblicazione dell’esordio omonimo su Haterecords: la ritmica di Raniero (batteria e cori) e Federico (basso) è solidissima e fa il culo al 70% dell’orda vichinga scandinava di r’n’r band che negli ultimi anni sta invadendo il Sud Europa, e Filippo del resto maneggia la sua chitarra con fantasia, sfruttando molto i pedali e gli effetti posti ai suoi piedi. Mi piace il mix di potenza e precisione di questo gruppo, e la loro modernità che a tratti li fa sembrare una scheggia britannica fuoriuscita da Manchester, Sheffield o London sulla scia di Block Party e Neils Children. Ma è soprattutto dal postpunk di Wire, Fall, Husker Dü, Jesus and Mary Chain e NoMeansNo che i Cactus sembrano attingere, con un’urgenza e un nervosismo straordinari. L’esibizione di stasera presenta per intero il loro disco – 12 canzoni in totale – e forse un paio di pezzi nuovi, e parte con ‘2 Horses’ ed ‘I Lie’, due vere e proprie aggressioni sonore; sfilano verso la metà le cose migliori, le più elaborate: la wave disturbata in ‘Grunge’ e ‘Britt’, e soprattutto il simil-funk ‘Clangore’ accolto con sodisfazione dal pubblico napoletano, per la verità freddino, parecchio stordito e preso in contropiede da un tale sferragliamento. Il concerto si conclude con ‘Captain River’, e il gruppo saluta. Notevole oramai la scena r’n’r romana, con i Cactus che si sommano ad Intellectuals, Motorama, Taxi e Masoko. E Napoli? quando nascerà anche qui una vera band r’n’r destinata a restare?
Autore: Fausto Turi
www.cactuscactus.too.it – www.myspace.com/3cactus