L’ultima volta che avevo visto un live di Vasco Brondi aka Le luci della centrale elettrica, era stato circa due anni fa. Era l’epoca di “Canzoni da spiaggia deturpata”, l’album che ha fatto conoscere ed amare Vasco al grande pubblico ed era anche l’epoca del tour in cui si esibiva con Giorgio Canali (ex CSI/PGR). Ammetto di essere una grandissima fan di Canali, fondamentalmente perché, come spesso accade ai figli di chi ha militato “nel partito”, sono cresciuta con la sua musica, quindi il concerto mi aveva colpito soprattutto per la carismatica presenza del buon Giorgio. Ora, Canali a parte, c’è da dire che anche Vasco Brondi si difendeva bene, nonostante sia innegabilmente un ragazzo timido, una volta salito sul palco riusciva ad essere veramente comunicativo, affare non da poco, visto appunto con chi si accompagnava.
Detto questo, ero curiosa di vedere come se la sarebbe cavata adesso, senza Canali a fargli da angelo custode, accompagnato da una “vera” band.
Tra le altre cose, avevo anche delle perplessità di tipo logistico. Esibirsi alla Casa della Musica, che è un capannone piuttosto grande, dove spesso e volentieri fanno musical genere “Il mondo di Patty” e che quindi non è designato a concerti indie, ha messo a dura prova il nostro. Circa 400 persone si accalcano in un ambiente da oltre duemila, se non fosse stata per le belle scenografie, e i fans accaniti sotto palco sarebbe risultato tutto molto spoglio, quasi triste per aver sbagliato venue.
Fortunatamente la musica ha avuto il sopravvento.
In questi due anni Vasco Brondi è cresciuto veramente tanto, non solo al livello di testi e melodie, sicuramente più maturi, anche se sempre molto semplici al livello strutturale, ma anche al livello di presenza scenica. Il piccolo, timido, Vaschino, scevro dell’appoggio di mostri sacri della musica italiana, regge perfettamente da solo il palco, riuscendo a coinvolgere completamente la platea.
Raramente sono stata a concerti dove tutto il pubblico (ma veramente tutti) è capace di intonare ogni singola canzone. Stupefacente.
Ma la cosa più bella, è che nonostante tutto questo, nonostante gli annessi e i connessi del successo, Vasco è rimasto quello di due anni fa, il timido ragazzo con la chitarra, se stesso.
Insomma un live riuscito, almeno per i fans e per l’impostazione ma tra alti e bassi nella scaletta capiamo che c’è ancora tanto da scoprire in Brondi, e speriamo che le cartucce nel suo caricatore non sono già terminate.
Autore: Veronica S. Valli
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