Son passati solo pochi mesi dal concerto di Xiu Xiu da queste parti (Sommacampagna di Verona) e concludevo il relativo live report affermando che la band era sempre meno un affare per fans dei Cure e sempre più per quelli degli Swans! Wow.. manco mi avessero sentito..ecco il tour Swans + Xiu Xiu.
Niente di nuovo quindi da notificare stavolta per Jamie Stewart a parte la mancanza sul palco di Angela Seo. Poi a causa del sold-out (il secondo di seguito poiché anche la sera precedente a Roma è andata così) sono arrivato alla fine della sua esibizione quindi non so esattamente cosa sia successo.
Ma è stato un bene tutto sommato poiché per uno show o meglio un esorcismo degli Swans tocca arrivare in forma e riposati poiché non è esattamente come andare alla sagra della trofia.
Solo veder salire sul palco Mr. Gira, Norman Westberg, Phil Puleo e Chris Hahn e capite cosa voglio dire. Quattro residuati di un mondo che non c’è più a predire un futuro che non ci sarà. Se li incontraste per strada istintivamente vi verrebbe voglia di attraversare per cambiare marciapiede. Per non parlare dei due ‘giovani’ della band, Chris Pravdica e Thor Harris (guardate le foto e capite perché si chiama Thor!).
L’ultima volta che invece ho visto Michael Gira è stato a Barcellona lo scorso anno. Si esibiva da solo all’Auditorium Deluxe, in acustico e tutto vestito di bianco, cappello incluso, sembrava un distinto gentiluomo del sud. Davvero avevo creduto che ad una certa età avesse trovato una sorta di pace interiore. Invece ritorna ad essere l’unico vero sciamano che ci è rimasto.
Due ore e mezza di concerto-spettacolo-ipnosi-catarsi-redenzione-estasi-dannazione.
Due ore e mezza in cui Gira ha dimostrato che per essere un bravo direttore d’orchestra non occorre studiare anni ed anni e vestirsi da pinguino: i cinque loschi individui sul palco nonostante davano l’impressione di suonare come cazzo gli pareva erano perfettamente gestiti dal boss con sguardi severi e monitori, impercettibili gesti e salti il cui atterraggio sulle assi significava ‘vai con la mazzata’. E i salti son stati tanti.
Due ore e mezza in cui tutte le definizioni tipo post-punk noise doom drone ecc., risultano perfettamente inutili.
Due ore e mezza in cui riesci a scorgere nel chaos primordiale qualcosa di celestiale e capisci senza necessariamente spiegartelo che esiste una linea invisibile che collega Wagner al CBGB.
E poi Gira che allarga le braccia e volteggia e ondeggia e tu temi che cada, che perda l’equilibrio e mentre lo pensi il brano è terminato ed anche gli altri cinque alzano le braccia al cielo e cominciano ad ululare come lupi o come De Niro sul finale di Cape Fear.
Che poi i brani degli Swans a vederli suonare sembrano anche piuttosto facili nel senso che spesso sono costituiti da un solo accordo ripetuto all’infinito e quando non è così è perché stanno tutti facendo uno slide continuo sulle corde, su e giù, anche per dieci minuti con quel meraviglioso effetto ‘mal di mare’ uditivo. Chi ha la peggio è però Chris Hahn che per quasi tutto il concerto suona una lap-steel (o qualcosa di simile) con il risultato che quando deve proprio grattare tanto e forte, si fa davvero male alla mano. Mica come quello svaccato di Thor che nascosto da una muraglia di Fender e di Orange suona un po’ di tutto, dai tamburi avanzati a Puleo alle tubular bells agli strumenti a fiato (trombe, tromboni, flicorni .. non saprei..non si vede..), sempre con grande marzialità e spirito free-jazz oriented.
Nei saluti finali Gira presenta tutti i membri della band che salutano sorridenti e quando gli tocca dire il suo di nome annuncia: ‘..and I am Cicciolina!’. Non indago oltre sulla pochezza della battuta e mi limito a pensare che dopo il Nick Cave and Bad Seeds di inizio anni duemila, questo è il miglior concerto cui abbia mai assistito nonché quello che mi ha fatto più male fisicamente, con acufeni in tonalità da compressore e dolore vivo e pulsante. Proprio come le sinfonie degli Swans.
autore: A. Giulio Magliulo