Il concerto dei Nomadi è sempre uno spettacolo formidabile. Un incontro tra presente e passato. Almeno tre generazioni a confronto accomunate dall’amore per le stesse canzoni, entrate a far parte della vita di tutti. La band emiliana, prima di iniziare lo spettacolo, ha ricevuto il premio “Natura & Ambiente” per il loro impegno a favore della natura dimostrato in quarantatre anni di carriera. Lo spettacolo non ha deluso le attese. La prima parte del concerto è stata dedicata a brani più recenti, tratti soprattutto dall’ultimo album del gruppo, Con me o contro di me. Si parte con In piedi, Una storia da raccontare, Con me o contro di me, Io voglio vivere, L’aviatore, La libertà di volare e Sangue al cuore. Momento di commozione quando Danilo Sacco, vocalist del gruppo, introduce L’ultima salita, canzone dedicata a Marco Pantani uomo. Bellissime le interpretazioni di Massimo Vecchi, bassista e più giovane componente della band, di Non è un sogno, Stella cieca, Marinaio di vent’anni. I Nomadi suonano in modo perfetto. Passano gli anni ma le canzoni non invecchiano mai. Come i Nomadi del resto, capaci di coinvolgere persone di ogni età, dai signori che hanno vissuto queste canzoni ai ragazzi che le hanno conosciute grazie ai padri. L’ultima parte dello spettacolo è stata dedicata ai brani storici che hanno fatto la celebrità della band. Dalle interpretazioni delle gucciniane Il vecchio e il bambino, Noi non ci saremo, Canzone per un’amica e Dio è morto, fino a La collina, Un pugno di sabbia e Io vagabondo, introdotta dal ricordo di Augusto Daolio, voce storica dei Nomadi, scomparso nel 1992 per una straziante malattia. Dopo quasi tre ore di concerto i Nomadi salutano i loro fan che gli dedicano una meritata ovazione.
Autore: Jacopo Aloisi
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