La prepotente rivalutazione in atto di tutti, ma proprio tutti, gli aspetti della musica e della cultura degli anni 80 prosegue con l’esordio di Hey Willpower, quartetto di San Francisco capitanato dal cantante Will Schwartz ed impegnato attorno al dancefloor a distribuire ondate soul e divertimento pop dal profilo indipendente.
Vale il discorso fatto nei mesi passati per i dischi 2006 dei canadesi National Trust e Georges Leningrad: anche in queste 10 tracce c’è la voglia di giocare con i ritmi e allo stesso tempo far salire la temperatura in sala, rendere bollente l’atmosfera ed esser sexy e provocanti, di più: quasi lascivi.
Sicuro incrocio di ambizioni mainstream ed orgoglio indie, il gruppo gioca anche col proprio gayismo senza che questo diventi trappola artistica che stigmatizza: cosa più facile in alcune isole felici degli USA come l’aperta San Francisco; Schwartz fa infatti di questa particolarità soltanto uno dei tanti elementi della propria musica. Il video, molto economico ma simpatico, del loro singolo ‘Double Fantasy II’ – che potete scaricare tramite il link a fondo pagina – in Autunno è stato proiettato anche al prestigioso Festival del cinema gay di Vancouver, in Canada.
Ci sono tante sfaccettature in Hey Willpower: i camuffamenti sul palco tipo Village People, le pose ‘arty’ e provocatorie di un Boy George ma anche l’intimismo di un Jimmy Sommerville, l’umanità di un Marvin Gaye (il titolo dell’album stà per Public Display of Affection: manifestazione pubblica d’affetto!), la ‘coolness’ di Prince, l’agilità da dancefloor del Michael Jackson ancora frequentabile – quello di 20 anni fa – ed un suono moderno ma ruvido perfetto per il nightclub, legato al cordone ombelicale, come dicevo, del piccolo ma onesto universo della electro-dance indipendente.
“Mi va bene giocare a pegno o verità, l’importante è che alla fine tu resti in mutande”, scherzano in ‘Double Fantasy II’ – che è uno dei pezzi migliori del disco insieme alla ballabilissima ‘Uh-uh-uh‘ e alla mia preferita: la psichedelica ‘Magic Window‘ – e nonostante una certa mancanza di personalità tipica di quasi tutti gli esordi electro, in questi 36 minuti si balla come matti, garantito. E intanto ci chiediamo: se oggi ci piace questa musica, perchè nel 1988 ci faceva così schifo?
Hey Willpower sono stati in Italia in tour per la prima volta a metà Novembre 2006: al Transilvania di Milano il 17.11, e poi nei giorni successivi a Pescara e Bologna.
Autore: Fausto Turi