Nel piccolo villaggio sahel in cui vive la giovane Pougbila (Claire Iboudo), c’è un’epidemia di meningite che sta falcidiando giovani ed anziani. I burkinabè del film parlano però solo la lingua locale e così non apprendono la notizia, in francese, dalla radio. Le misteriose morti fanno pensare agli abitanti che ci sia qualcuno che usi arti magiche per uccidere.
Napoko (Blandine Yaméogo), madre di Pougbila, viene accusata di stregoneria ma in realtà è una crudele macchinazione del marito Diahrra (Celestin Zongo), protagonista centrale della vicenda.
Un cast composto da attori non professionisti quello scelto da S.Pierre Yameogo per interpretare una storia drammatica che descrive la realtà del suo paese, il Burkina Faso. Delwende, leve-toi et marche, “alzati e cammina”, ha vinto il premio Prix de l’Espoir nella sezione “Un Certain Regard” del 58° Festival di Cannes nel 2005, ma è stato ritenuto non adatto, cinematograficamente parlando, ad essere proiettato nelle sale. Ottantanove minuti in lingua originale sottotitolata, durante i quali lo spettatore può osservare dall’esterno, ma più da vicino del solito, il complicato tessuto sociale dei villaggi rurali persi nella savana dell’ex colonia francese, dove sopravvivere è una sfida contro le piaghe diffuse.
Yameogo è quindi riuscito nel suo intento: mostrare le difficoltà delle comunità tribali, legate alla fame ed alle malattie, ma soprattutto denunciare la crudeltà di alcune credenze popolari appoggiano e giustificano la discriminazione delle donne .
Autore: Valentina Barretta