Possono convivere la lezione di Grand Master Flash e la scuola classica del cantautorato italiano rappresentata da sua maestà Mogol? Gli Amari vi risponderebbero sicuramente di sì, dato che le loro canzoni sono proprio questo: un allucinante frullato di cultura hip-hop e immediatezza pop, che li ha resi una delle band più amate dal popolo indie italico. Ne parliamo con Pasta e Dariella.
“Grand Master Mogol” è uscito ormai da un bel po’. Dopo decine di concerti e centinaia di passaggi dei vostri videoclip, gli Amari non sono più una realtà conosciuta esclusivamente agli “addetti ai lavori” (per fortuna). Vi va’ di fare un “bilancio”, di “tirare le somme” di quanto (vi) è successo in questi ultimi mesi?
Pasta: Noi suoniamo assieme da molti anni, Grand Master Mogol è il nostro quinto disco: dalla sua pubblicazione è stato bello vedere un sacco di gente nuova che ci scopriva per la prima volta, è quasi suonare in una nuova band, finalmente un tour serio su e giù per la penisola…
Si, sicuramente alcune soddisfazioni ce le siamo tolte, non ti nego però che, essendo degli eterni insoddisfatti, in furgone stiamo continuamente a borbottare buoni propositi!!
Gli Amari sembrano essere uno di quei gruppi che non si tira mai indietro quando si tratta di collaborare con qualche altro artista, o remixare qualche brano altrui. Ve la sentite di affermare di sentirvi parte di una qualsivoglia “scena” musicale?
Dariella: Non credo facciamo parte di una scena particolare, vorrei anche vedere quale scena sarebbe disposta a sopportarci! Forse sentiamo delle affinità con una serie di musicisti come ad esempio Macromeo, Bugo, la Snowdonia dei Maisie e quei matti degli Ex-Otago… già tutti matti come noi questi!
Molte canzoni di Grand Master Mogol sembrano concepite appositamente per diventare delle pop-hits: dite la verità, speravate finalmente di essere invitati a “Top of the pops” o al Festivalbar?
P: E pensa che noi stiamo tutto il giorno a perderci dietro suonini, samples, suonacci, arrangiamenti contorti, evidentemente il concetto di pop è davvero elastico. Fico.
D: No guarda a quanto mi risulta a “top of the pops” e al “festivalbar” non ti invitano, al massimo ti inviano dentro un pacco, hai presente quei cattivoni delle major?. .ecco son loro che fan i pacchi!
Chi sono quelli “tremendamente belli” (è il titolo di una loro canzone, n.d.i.)?
P: Siamo tutti noi che andiamo a vedere i concerti, a ballare, alle serate gggiuste, che ci lasciamo la barba o ci spettiniamo per far i finti trasandati, che sbandieriamo il nostro mal di vivere quasi fosse una spilla sulla giacchetta, ogni razza ha i suoi simboli per farsi riconoscere no?
Sarà anche per colpa di questa “generazione che le rivoluzioni le pensa sul divano” (da un verso di “Bolognina Revolution”, n.d.i.), che abbiamo rischiato seriamente di doverci accollare il Silvio nazionale per altri quattro anni, alle recenti elezioni?
D: Assolutamente si… quando il troppo pensare sul divano fossilizza il senso della politica reale, per molte persone è più comodo non votare, ad esempio, come se non prendere parte ad un dibattito democratico possa rappresentare una forma di dissenso. Non sopporto chi si lamenta sul divano e poi non partecipa alla vita politica del paese.
Ogni volta che ascolto il vostro disco, i miei coinquilini mi dicono che sembrate gli Articolo 31 (o i Sottotono, non ricordo) in versione indie. Cosa gli devo rispondere?
P: Che è vero?!?
Quanto hip hop c’è nella vostra formazione musicale?
P:Moltissimo, è stato uno dei primi generi al quale ci siamo avvicinati, tuttora presente nei nostri ascolti, e sicuramente a livello compositivo una enorme influenza.
Avete mai pensato di fare uscire una versione tutta remixata di Grand Master Mogol?
P: Mmmm no, sai che noia sarebbe!! meglio fare pezzi nuovi!!
D: Beh dipende da chi fa i remix!, chiaro che se ce li fa gente come Boards of Canada o Daft Punk, per me se ne potrebbe far uscire a volontà!
Se gli Amari riescono con tanta tranquillità a scrivere delle canzoni così belle in italiano, perché – secondo voi – ci sono un sacco di gruppi che continuano ad uscirsene con cose tipo “l’inglese è più musicale” o “l’inglese è la lingua più adatta per il pop/rock/punk etc…”?
D: Potremmo discutere per settimane su questa questione, diciamo che tante volte un musicista se italiano magari usa l’inglese anche perché si interessa più alla parte musicata di una canzone o anche perché effettivamente è più facile essere giudicati per quello che comunichi con la tua lingua vuoi per l’immediatezza, vuoi per i pregiudizi che la scena “indie” il più delle volte possiede nei confronti della cosiddetta “musica leggera italiana”.. Intendiamoci: uno come Battisti è stato uno dei grandi maestri di questa tradizione “leggera”. Altro aspetto è quello del confrontarsi con un pubblico internazionale e quindi la lingua inglese diventa il veicolo privilegiato… da parte nostra, ci piace (e lo abbiamo già fatto) scrivere anche in inglese, certo, è tutto più complesso perché non è facile tradurre alcune figure retoriche tipiche del nostro modo di scrivere in italiano ma la sfida è proprio quella!
Il sito, la copertina del disco, i neon e le felpe colorate coordinate che sfoggiate sul palco…sembrate dei tipi piuttosto interessati all’aspetto “estetico” della band, vero? C’è uno in particolare di voi che è più “fissato” con questi aspetti extra-musicali?
P: In realtà tutti noi usciamo dallo stesso istituto artistico, quello penso sia l’imprinting, la spiegazione dell’estrema cura per tutto ciò che è estetico all’interno degli Amari.
Tra queste cose “di quando eravate piccoli”, qual è quella che vi manca di più?
Le consolle dell’Atari, Il calcio “di una volta”, le polaroid, i primi Fantozzi, i programmi di Jocelyn, la sigla di “Il pranzo è servito”, Bud Spencer, le figurine panini, i “Jefferson”, “Rin tin tin”, i transformers, le scimmiette di mare (www.sea-monkeys.com), gli occhiali ai raggi x.
P: Le scimme di mare le ho scoperte tardi, ma è stato amore a prima vista (vedere il sito Riotmaker), ma il punto lo darei a la sigla del pranzo è servito.
D: Piuttosto io vorrei che rimandassero in onda le puntate di “Automan”, ve lo ricordate quel tizio con la tuta e la lamborgini fosforescenti e l’amichetto elettrico chiamato “Cursore”?… dio mio cosa darei per rivedere quelle curve a 90° sulle strade di Los Angeles!!
Che si dice, che si fa ad Udine? Questa sottile vena malinconica che si trova nei vostri testi quanto ha a che fare con la vostra città di provenienza, che (non vi offendete, eh!) non credo sia proprio il massimo dell’allegria…
P: Udine è una città pacco, una sorta di buon riposo per quando torniamo dai tour spaccaschiena, immagino che se ti dicessi che un amaro vive a Bologna, città del divertimento universitario, la tua teoria sull’origine dei testi malinconici cadrebbe miseramente??
D:Io dico no comment, dopo tutto son “quello che vive a Bologna”!!
P: appunto, tu di Udine manco ti ricordi le precedenze!!!
Domanda di rito: che progetti avete in cantiere per l’immediato futuro?
P: Stiamo lavorando ad alcuni inediti per la compilation Riotmaker prevista per fine anno e per il singolo di “Conoscere gente sul treno” che uscirà in autunno, e naturalmente ci stiamo preparando psicologicamente per girare il prossimo video; ah certo, per il resto una marea di concerti!Autore: Daniele Lama
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