Il nuovo lavoro dei Sickhead è pregno di un hardcore scurissimo con forti influenze metal che sembra nascere dalla vera e propria identificazione della band torinese con uno dei maestri del genere ossia il Max Cavalera degli storici Sepultura/Soulfly. L’ascolto di “You Are In The Box”, traccia d’apertura, infatti, risulta tremendamente violenta ma purtroppo anche tremendamente rifritta in olio già vecchio, così come accade per le successive composizioni come la 4^ “Faster Than Violence” o la 7^ “Circle”. Riconoscibili sono anche sfumature korniane di epoca Life is Peachy, soprattutto in alcuni sottofondi vocali che trovano il loro picco in “Pain and Catharsis” ed influenze di puro crossover come testimonia l’omonima “Abuse”. In ogni caso, volendo tralasciare chi siano i predecessori ed ispiratori ipotetici della loro musica, i Sickhead realizzano canzoni di buona fattura, anche per merito di un buon batterista, basate fondamentalmente sulla ripetizione, a volte ossessiva, di pochi riff non tecnicamente impegnativi ma molto melodici. A questo proposito è veramente un peccato che alcune scelte di produzione come l’uso di una distorsione troppo satura, di un’equalizzazione eccessivamente a favore delle linee ritmiche di basso e della quasi totale assenza dei piatti, probabilmente omicidiati in sede di missaggio, abbiano impedito alle chitarre di essere percepite con una maggiore potenza. Nel complesso però tutte le tracce del loro Abuse hanno strutture semplici e fluide senza parti melodiche fuori contesto di cui debba interrogarsi sul senso, così come accade a volte per altre formazioni italiane. I migliori 5 minuti e 10 di questo lavoro sono quelli di “Red” (3^ traccia) che unisce un bel tappeto melodico incisivo e accattivante ad un cantato aggressivo e rabbioso, soprattutto nelle parti pulite che meriterebbero maggior spazio. Nota positiva una bella idea grafica che adopera colori forti e che lascia in risalto i testi politicamente impegnati di stampo non global “…all I see is insanity and I wish for domain and war…”
Autore: Renata De Luca