Gli Extrema dal vivo a Napoli dopo tanto tempo! La band metal italiana numero uno di sempre è ancora in prima linea dopo 12 anni, ed anche se nel nostro Paese le retrovie appaiono sguarnite e questo genere di musica è in crisi nera -sia per carenza di vocazioni sia per il pessimo modo con cui il modello crossover californiano viene scimmiottato dalle nuove leve- il gruppo milanese tiene duro e continua a portare in giro il proprio messaggio intransigente ed orgoglioso: “supportate il metal italiano” urla al microfono Gianluca Perotti “prima che altri generi musicali di merda che girano in l’Italia ci seppelliscano”.
La serata è aperta dai Nagyrev, giovane gruppo salernitano che, con una line-up al femminile, propone un metal moderno molto preciso ed abbastanza potente, tra Opeth e System of a Down, con una cantante che dopo qualche incertezza iniziale si fa valere, ed una bassista tecnicamente molto brava.
Il pubblico, più di 200 spettatori, accoglie gli Extrema con calore; Tommy Massara alla chitarra, Mattia Bigi al basso, il nuovo Paolo Crimi alla batteria e Gianluca Perotti alla voce attaccano con impeto, ed alcuni ragazzi conoscono già a memoria i testi delle canzoni del nuovo, devastante, ‘Set the World on Fire’, uscito in Novembre con lo sforzo congiunto di Ammonia e V2, e la scaletta della serata privilegia in effetti le ultime composizioni: si parte con ‘New World Disorder’, ‘2nd Coming’, ‘Displaced’ e ‘Positive Pressure’, e vedo subito come gli Extrema si siano perfezionati da quando nel 1998 li vidi suonare dal vivo qui a Napoli, all’Officina 99 (un’esibizione drammatica: per dissidi interni l’ormai ex cantante s’era rifiutato di scendere a Napoli con il resto della band, che così schierava un sostituto d’emergenza al microfono, ed al termine dell’esibizione Tommy Massara urlò tutto il suo rancore verso il collega assente: “dovunque tu sia in questo momento devi sapere che ti odio con tutte le mie forze per averci abandonato!”).
Le composizioni di oggi sono molto più mature, con cambi di ritmo frequenti all’interno dei pezzi e stacchi precisi che dimostrano come i cambi di formazione non abbiano provocato traumi, un suono compattissimo ed un cantante -Gianluca Perotti- praticamente perfetto anche nel cantato growl.
Dicevo “suono compattissimo”: ebbene, nella ricetta odierna degli Extrema non ci sarebbe neanche lo spazio per una seconda chitarra; il gruppo crea un muro sonoro metal tutto ritmico (niente assoli o perdite di tempo inutili, vanno troppo di fretta i quattro…) ed in questo mantiene ancora un contatto col grindcore. Immaginatevi dei Brutal Truth meno isterici ma ugualmente potenti, i Converge, i Testament meno epici… per darvi un’idea degli Extrema oggi. Niente post-metal -che pure mi pare provarono a fare nel precedente disco ‘Better Mad than Dead’ del 2001– ma una old school attualizzata, per quanto possibile.
Quando introducono la canzone omonima tratta dal nuovo disco ‘Set the World on Fire’ , presentata da Gianluca Perotti come “contro tutte le fottute guerre nel Mondo”, scruto con diffidenza sia i quattro sul palco che la reazione di questo pubblico di metallari e mi chiedo: ma i metallari saranno pacifisti?!? non ci avevo mai pensato, e per un attimo non lo do per scontato… ed invece si: è un tripudio di consensi, e l’aggressività del pogo sotto il palco (per la verità pittosto scarso, stasera: molti dei presenti vogliono godersi lo show in un clima di minaccioso immobilismo, come ad una messa nera…) sembra più la reazione disperata all’oppressione ed al cinismo di una vita metropolitana che ci schiaccia inesorabilmente.
Proseguono l’esibizione e riconosco ‘666 is like Sex Sex Sex’ (titolo geniale!), il nuovo singolo ‘Nature’ e l’antica ‘Child o’Boogaow’ del 92, e poi ‘Stupid White Man’, ‘Malice & Dynamite’ e ‘Wannabe’ (dal disco del 2001, e qui Gianluca lascia addirittura il microfono nelle mani dei kids sotto il palco, che urlano e cantano con quel filo di voce che ancora gli resta).
La chiusura è per la cover di ‘Ace of Spades’ dei Motorhead: una versione supertrash, saturatrata, con tutti, sopra e sotto il palco, che partecipano al rito collettivo.
Autore: Fausto Turi
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