Nell’ambito del Napoli Jazz Festival, giunto quest’anno alla sua settima edizione, ecco stasera esibirsi sul palco del cinema Modernissimo una band d’eccezione: un quintetto creatosi per l’occasione, che rappresenta una sorta di dream team campano del jazz, formato da vecchi amici e colleghi. Nel progetto c’è Francesco Nastro al piano, Daniele Scannapieco al sax tenore, Giovanni Amato alla tromba e al flicorno, Aldo Vigorito al contrabbasso e Peppe La Pusata alla batteria, ma la serata inizia con la proiezione del film di Spike Lee, ambientato nel romantico ma durissimo mondo del jazzclub newyorkese, film intitolato Mo’Better Blues (1990). Il tema portante del Festival, infatti, è il rapporto tra cinema e musica jazz, ed il concerto sembra prendere slancio proprio dalla colonna sonora del film, interpretato da un giovane Denzel Washington nei panni di un trombettista degli anni 80. Così il quintetto ci propone atmosfere jazz di tipo cinematografico, come del resto spiega lo stesso Francesco Nastro, nel comunicato stampa che fa dell’evento: “Il repertorio di questo quintetto è accentrato sulla musica da film, quindi tutto il repertorio dei grandi compositori di Brodway: Porter, Weill, Gerswhin, ed alcuni brani del film di Spike Lee”. Il legame tra concerto e film è talmente forte, che a tratti quasi si ha la sensazione che i musicisti sul palco del Modernissimo, stasera, siano gli stessi protagonisti dell’amaro film dal finale per la verità un po’ addomesticato; Nastro, pianista di livello europeo dalla solida formazione classica, che abbiamo visto esibirsi in Agosto al Pomigliano Jazz Festival in duo col sassofonista argentino Javier Girotto, con autodisciplina e umiltà stasera coordina e fa da collante, quasi sempre andando a corroborare le ritmiche di Vigorito e La Pusala, ricamandosi poi degli spazi all’interno dei pezzi in cui dare prova di bravura, esibendosi in stacchi da applausi, alla maniera dei pianisti da jazzclub anni 40/50, ma mai sopra le righe.
Stessi spazi per strumento solista accompagnato da trio, in ogni brano, spettano ovviamente anche ai suoi colleghi agli ottoni – per fortuna ci sono risparmiati interminabili assoli di batteria: ottima scelta… – ma dopo un po’ è Giovanni Amato a guadagnare la scena: alla tromba prima, ed al flicorno poi, scaraventa tutta la sua bravura e la sua straripante emotività sui 250 spettatori, con una prestazione coinvolgente e mozzafiato. Amato, geniale e disordinato sul palco, suona la tromba sfruttando molto il microfono, allontanandovi e avvicinandovi continuamente lo strumento, creando così una tensione continua, ma per il resto non glissa o ripiega i suoni col fiato, piuttosto suona con stile totalmente americano, soffiando sempre “diritto”, come diceva Miles Davis nella sua allucinante autobiografia intitolata ‘Miles’. Dopo una ‘Latino Suite’ di McCoy-Tyner in apertura, diversi gli standard eseguiti dalla band, oltre poi ad ad una splendida ‘Lonnie’s Lament di John Coltrane, e gran finale, ovviamente, per ‘Mo’Better Blues’, brano tratto dalla colonna sonora del film: pezzo scritto da Bill Lee, jazzista, padre di Spike Lee.
Autore: Fausto Turi
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