Si è conclusa domenica 27 agosto la terza edizione del Todays Festival, ormai una tradizione che ci accoglie nella torrida Torino al rientro dalle vacanze. Un modo ormai consolidato di celebrare la quasi fine dell’estate.
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Consolidata anche la scelta del quartiere in cui si svolge, Barriera di Milano, periferia nord di Torino che la città sta rivalutando sempre di più.
Oltre allo storico locale Spazio 211, all’ex Incet che ospita anche quest’anno la parte elettronica del festival in tarda notte, si aggiungono i giardini Aurelio Peccei, location strepitosa per live set audio – video. E’ stato abbandonato, invece, il Museo Ettore Fico, per le dimensioni dello spazio, ormai inadeguato ad accogliere il pubblico in crescita del Todays.
New entry di quest’anno anche la Piscina Sempione, area perfetta per il pool party della domenica, con concerto dei Pop X.
Ma procediamo day by day con un resoconto del festival.
La serata di venerdì 25 inizia con Alice Bisi aka Birthh, vent’anni e molto talento, un album all’attivo ,”Born in the woods”, un live delicato e dolce, durato una mezz’oretta, ha dato inizio alle danze. A seguire, il napoletano Giovanni Truppi che porta in scena un assaggio di cantautorato d’avanguardia , diretto e provocatorio.
Aspettiamo però tutti con trepidazione l’arrivo di Polly Jane Harvey, headliner della serata , motivo del sold out della serata e degli abbonamenti da settimane prima.
Il progetto che presenta già da un po’ in giro per il mondo è The Hope Six Demolition Project, composto, tra il 2011 e il 2014, durante i viaggi che PJ ha fatto in Kosovo, Afghanistan e Washington DC insieme all’amico fotografo e film maker Seamus Murphy .
Questo ultimo disco e lo spettacolo che porta sul palco in tour per il mondo, è davvero poesia. PJ interpreta con forza, passione e una voce meravigliosa i brani del disco e non solo, quello che sorprende è la maestria dei musicisti che lei stesso ha scelto.
Nonostante la sua bellezza, il carisma (scura, in mini abito nero ricoperto di piume), non è lei l’unica protagonista. Tutti sono delle star: John Parish e Mick Harvey, l’italiano Enrico Gabrielli, ex Afterhours e Calibro 35, i sax.
PJ interpreta al suo meglio ogni singolo brano, da Chain of Keys, che risveglia le emozioni più cupe, ai cori e le chitarre di The Ministry of Defence, alla struggente The Community Of Hope, passando per l’energica The Weel.
Eterea, inafferrabile, elegante nei movimenti, teatrale e e sicura, come solo una dea del rock può essere, abbraccia nel suo live presente e passato ipnotizzando il pubblico per un’ora e mezza mozzafiato.
Non mancano rivisitazioni di grandi classici come To Bring You My Love, Let England Shake, e 50ft Queenie.
Il minimalismo della scena si scontra sorprendentemente con la grandezza dei nove musicisti. Un concerto che definirei profondo, essenziale, nessuno scambio con il pubblico se non per presentare la band, un grande inchino sul finale come in un teatro. Applausi. Senza dubbio una delle performance più belle degli ultimi anni.
Dopo di lei tutti avrebbero avuto difficoltà a salire su quel palco, ma Mac De Marco, attesissimo, dopo un soundcheck dell’ultimo minuto, ha sorpreso la platea con un live romantico, irriverente, leggero.
Quello che il musicista canadese propone è un sofisticato pop –folk – indie- lo-fi, che si innesta sulla struttura tipica della canzone d’amore, con arrangiamenti semplici ma sofisticati, un set pulito, giusto, senza grandi colpi di scena.
Alle 23 ci si sposta nella cattedrale industriale dei Giardini Peccei, dove assistiamo al live di Byetone, cofondatore, insieme ad Alva Noto, dell’etichetta Raster Noton. Questa seconda parte della serata è organizzata in collaborazione con il festival Ambienti digitali. Guru dell’elettronica minimale, designer ed esteta, Olaf Bender porta un live audio video in cui sfasamenti sonori, minimalismi elettronici si fondono ad architetture visive a colori e in bianco e nero.
Ultima tappa: ex Fabbrica INCET. E’ la volta di MAX COOPER, SHED, A MADE UP SOUND e DBRIDGE che fanno ballare il pubblico del Todays fino a tarda notte ( in collaborazione con Varvara Festival)
Inizia presto il caldissimo secondo giorno di festival, salta il live dei Wrongonyou per cause indipendenti dall’organizzazione, ci aspetta quindi Giorgio Poi, ultima scoperta dell’etichetta romana Bomba Dischi.
I suoi giochi di parole, i testi che seguono la ritmica del classico cantautorato italiano, le melodie piacevoli e romantiche a tratti folk hanno reso molto piacevole e leggera la prima ora di festival.
La vera star della serata, per non parlare subito del nostalgico Richard Aschroft, è indubbiamente Perfume Genius. È “star”, per la sua presenza scenica, per la bellezza, per la delicatezza delle sue canzoni, per il sound profondo e commovente che lascia immobili, assorti.
E invece, le offese omofobe che il pubblico gli ha rivolto hanno sporcato il suo meraviglioso live. È triste pensare che oggi esistano ancora grosse chiusure, che l’arte non riesca a superare questi limiti sempre, che la musica, che dovrebbe unire, aprire orizzonti, in alcuni casi divida addirittura.
Un pubblico indisciplinato e rumoroso durante il suo live ha suscitato non poche asperità.
Perfume Genius è Mike Hadreas, di Seattle.
Il suo ultimo album di quattro, No shape, lontanissimo ormai dalla timidezza di Learning è un’esplosione di strumenti, di percussioni, di synth, di melodiche neoclassiche che rendono tutto “alto”, potente. Hadreas racconta di amore, affetti e cambiamenti, e lo fa in maniera delicata ma allo stesso tempo esuberante. Emozioni al primo posto, e sensibilità.
Un gran bel live.
Dopo di lui sale sul palco Richard Ashcroft, che ci riporta improvvisamente all’inizio degli anni ‘90, anni d’oro del brit pop inglese. Grande energia sul palco, una voce che si conferma bellissima. Unica data italiana e capita nel ventesimo anniversario del grande successo mondiale Bitter Sweet Symphoy. Un tuffo al cuore riascoltare i grandi classici come The drugs don’t work, nel gran finale di concerto.
Dalle ore 23 ROLY PORTER e MFO ai giardini Peccei, per Ambienti digitali. Rumore puro, strobo e grandi viaggi psichedelici. Davvero un successo l’incontro tra uno dei più avventurosi protagonisti mondiali della sperimentazione elettronica moderna e il media artist tedesco curatore dei prestigiosi Atonal di Berlino e Unsound di Cracovia.
Bellissimo il momento in cui invitano il pubblico a chiudere gli occhi e a godersi, nel buio in cui sono immersi, luci e forme create da fortissimi luci stroboscopiche.
A causa delle lunghissime code per i controlli della sicurezza, non riesco ad entrare all’ ex INCET, che presto raggiunge la capienza massima. Alla consolle KARENN, TERENCE FIXMER, MONO JUNK, BOSTON 168.
Domenica 27 agosto, ultimo giorno.
Inizia con il divertente e originalissimo “pool party” / concerto di POP X.
In piscina, sotto il sole cocente della domenica pomeriggio, i re del pop e del trash fanno ballare i giovanissimi (…e non solo ) in visibilio in una piscina per bambini. I Pop X sono demenziali, dissacranti, assurdi ma devo ammettere a tratti geniali. Ottima scelta dell’organizzazione.
Si procede verso il gran finale con le ultime note a Spazio 211:
Andrea Laszlo De Simone con un progetto solista, i casertani Gomma e i Timber Timbre, assistiamo a due band storiche: The Shins di James Mercer, per la prima volta in Italia e Band Of Horses.
Grande accoglienza del pubblico per The Shins, forte la loro empatia con i fan e il grandissimo calore. Una condivisione che dura tutto il concerto, un ritmo incalzante e allegro che regala una ventata di leggerezza e freschezza nella serata afosa torinese.
Gran Finale con i Band of Horses: gli statunitensi di Seattle portano a Torino un pezzo di America. Scenografie di foreste, camice da boscaioli, e un’anima profondamente folk. Le loro radici si fondono, in questo nuovo live, ad un sound diverso, quasi post rock, grandi chitarre e distorsioni.
La band di Ben Bridwell e Mat Brooke trasmette un’energia incredibile, e tiene altissima l’attenzione del pubblico. Da No One’s Gonna Love You , St Augustine, The general Specific, Marry song, Older.
Chiudono in bellezza con due grandi hits: Is There a Ghost e the Funeral.
Una chiusura degna ad un festival come il Todays, che unisce e fonde generi e pubblici diversi, che è spensierato, facile, come i pomeriggi di fine estate, e, alla sua terza edizione, è già un appuntamento fisso per il pubblico torinese e non solo e si ingrandisce sempre di più.
Aspettiamo le novità del prossimo anno, con grande trepidazione sin da adesso!
autrice: Sara Ferraiolo