Sei album ufficiali, dieci anni di onorata carriera e i club che non riescono più ad ospitare tutto il loro pubblico (circa una settantina ad occhio e croce quelli rimasti fuori). Eppure ancora su una label indipendente; eppure ancora quell’aria di chi sembra non avere grilli per la testa o manie da star: ecco il valore aggiunto alla musica di cui dispongono i Karate e che probabilmente fà sì che essi continuino a piacere alla gente. Le accuse di imbolsimento da una certa parte di critica non tengono conto del fatto che sapendo suonare si può acquisire uno stile proprio, riconoscibile, e se con il passare degli anni certe intemperanze sfumano in forme meno eclatanti, più sottili, raffinate, pur perdendo un’immediatezza tipica di certe emo bands più giovani, di certo questa non è necessariamente una brutta cosa. E per l’ascoltatore il piacere di una certezza che deriva da una band di estrazione indipendente (e la certezza di un piacere) dovrebbe essere un fattore penalizzante? Lasciamo la risposta a chi è interessato alla questione e noi, nell’attesa, andiamo a sentire i Karate che ci emozioneranno ancora una volta con “Small fires” e “The roots and the ruins” e che ancora una volta ci sembreranno più belle, quasi fossero versioni diverse, regalo esclusivo per noi. Del passato meno recente eseguiranno “Diazapam”, “Caffeine or me” e “If you can hold your breath”, ma nessun brano da ”In place of real insight”, indicazione che il trio riesce benissimo a prendere le distanze dal lavoro che li ha accreditati sul mercato indie. In chiusura, come sempre, “This day next year”, giro infinito di Geoff Farina e Gavin Mc Carthy che raddoppia alla batteria ottenendo dai presenti un’ovvia glorificazione. Dell’ultimo “Pockets”, ancora non fatto proprio dal pubblico, son piaciuti quegli episodi dall’incedere quasi funky che evidenziano degli assoli tiratissimi dal suono secco, marchio di fabbrica Farina, prodotto artigianale di amplificatori trattati a mano e che solo il titolare sa tirare fuori, ma anche la dolcezza di “Water” non ha lasciato indifferente nessuno. I Karate insomma, come sempre e per fortuna.
Autore: A.Giulio Magliulo