Inizia presto la mia serata napoletana. Intorno alle diciotto mi trovo già a piazza Dante ad assistere
all’intervento del segretario di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti. L’acclamazione che raccolgono le sue parole e’ degna di quella riservata alle moine delle rockstar, sebbene i concetti da lui espressi siano notevolmente diversi dalle amenità che, solitamente, sparano i cantanti dai microfoni. Terminata la parte politica, devo attendere un bel po’ per passsare dal post-comunismo al post….folk. Mentre i “matusa” abbandonano la piazza rinfrancati dei loro ideali, lentamente, orde di giovani li sostituiscono in attesa che i Folkabbestia facciano il loro ingresso sul palco. Verso le dieci, i “frikkettoni” baresi si presentano al pubblico indossando sgargianti abiti da scena e con la solita voglia di far casino. Basta poco ai nostri per far muovere le chiappe dei loro giovani fans che compongono le prime file. L’inconfondibile stile del gruppo barese, fatto di musica popolare italiana, folk irlandese e sonorità etniche, sembra costruito apposta per tramutare lo stantio rito del concerto in una festa pagana. Oltretutto, anni ed anni vissuti “on the road”, hanno trasmormato i membri della band in autentici animali da palcoscenico, sempre pronti a far divertire la platea nei modi più disparati e farla riflettere ricorrendo all’ironia. In quello che fanno sono bravi, niente da dire. Tempo una mezz’oretta e si passa dalla scanzonata allegria dei Folkabbestia al sismico rock dei Linea 77. Forti di un invidiabile seguito cittadino, incrementato in parte anche alla gratuità dell’evento, i cinque piemontesi partono subito a spron battuto, scatenando un pogo furioso tra i kids davanti a loro. Le telluriche esecuzioni di vari estratti da “Numb”, l’ultima fatica discografica della band, rende immediatamente l’atmosfera adrenalinica al punto giusto. Così, avendo i favori del pubblico dalla loro parte, il gruppo si è dimostrato all’altezza della situazione, snocciolando quasi tutti i pezzi forti del loro repertorio, compresa l’immancabile cover di “Walk Like An Egyptian”. Questa ennesima tappa napoletana è stata insomma una decisa conferma sul buon stato di salute dei Linea 77, i quali dal canto loro hanno ormai raggiunto una precisa e matura cifra stilistica, riconducibile a quello che una volta si sarebbe definito “crossover”. Certo, forse in futuro, sarebbe il caso di allargare ulteriormente gli orizzonte ma, per adesso, va bene così.
Autore: LucaMauro Assante