Nuovo e classico appuntamento con iSabato, rassegna di musica indiependente, i primi a salire sul palco sono stati i Cybersadic. Il gruppo, in formazione ridottissima (Alessandro, chitarra e voce; Luigi, synth e Ciro, basso), riesce a proporre un rock elettronico, cupo e aggressivo, ricchissimo di sfumature e citazioni. Una varietà sonora che potrebbe far invidia a band molto più conosciute. Mantengono molto bene il palco e, anche se non dialogano eccessivamente con il pubblico riescono a conquistare l’attenzione dei numerosi presenti, accalcati quasi l’uno sull’altro, fino a pochi centimetri dal palco e non solo per osservare la maschera antigas indossata da Ciro o il camice da laboratorio di Luigi. I Cybersadic sono duri, quasi violenti nel proporre il loro sound: il risultato è molto positivo.
Chi invece è uscito dal circuito emergente sono i Thank You For The Drum Machine. La band si presenta subito per quello che è: un gruppo che invoglia anche i non fans a fermarsi per un istante, prendere fiato ed iniziare a saltare. L’appeal della band è evidente e già su I Feel So Better, la folla entra in un delirio quasi mistico, rispondendo ad ogni invito con un sonoro “Yuhu”, tant’è che il primo “Bravi!” a sentirsi, subito dopo la fine del pezzo, è proprio di Nicola Violetti, vocalist del gruppo, rivolto al pubblico stesso. La maniera migliore per descrivere una band, è riassumere i sentimenti e le reazioni che provocano tra il pubblico in una sola parola. Per i Thank You For The Drum Machine, questa parola è “divertente”. Divertente come abbracciare la cassa per farsi attraversare dalle basse frequenze che provengono dalle quattro corde di Gabriele Giovannini, così com’è divertente urlare gli innumerevoli “C’mon” su “I like chicks”, o guardare, ancor prima di ascoltare, i movimenti da metronomo umano di Paffetti che sembra essere una vera drum machine. Dopo un esibizione durata non poco, la band regala l’ultimo brano su cui finalmente si scatena il pogo, rimasto in fase latente durante tutta la serata ma che già dalle prime bastonate sul rullante di Make it Right esplode coinvolgendo buona parte della sala. Dopo un attimo di relax, basta l’“EH!” urlato dal cantante, proprio all’inizio della seconda parte del brano, per far si che la folla si svegli nuovamente. Riccardo Sensi che fino a quel momento non si era spostato eccessivamente dal synth, si alza ed inizia a suonare i piatti della batteria: un’eccellente chiusura come ulteriore prova delle enormi capacità della band.
Autore: A. Alfredo Capuano
www.myspace.com/thankyouforthedrummachine – www.myspace.com/cybersadix