I Le Loup Garou sono in giro da ormai vent’anni, e stasera sembra vogliano festeggiare questa importante ricorrenza nella loro città, con un concerto evento di cui si favoleggia da settimane in rete, ma sul quale c’è anche mistero e voci contraddittorie: come sempre, del resto, per le cose che li riguardano.
Malgrado la pioggia ed il freddo – davvero tempo da lupi mannari: a conferma del fatto che stasera i LLG suoneranno in città…) trovo il Duel:Beat assediato letteralmente da circa ottocento persone, di cui una parte purtroppo non riuscirà ad entrare nel coloratissimo locale, ed a giudicare dalle tre telecamere posizionate all’interno trova conferma la notizia più succulenta che m’era giunta: dal film di questa serata il gruppo intende realizzare un DVD live da pubblicare nel 2006, a sugello e testimonianza di una carriera che non ha portato alla band il grande successo – che pure avrebbe meritato – soltanto a causa della loro estrema coerenza artistica, del rifiuto di qualsiasi compromesso e del fatto che chi li conosce sa che sono romanticamente un po’ fuori di testa.
Francesco Prota (voce, chitarra, clarino, sax tenore, piano, cannola – si, proprio quella per annaffiare il giardino… – ) , Karin Jurdant (fisarmonica, percussioni) e “Tottolo” Stefanelli (basso) sono affiancati da un chitarrista ed un batterista aggiunti, e si presentano sul palco molto eleganti in rosso e nero; la scaletta del concerto propone quasi integralmente la carrellata di canzoni psycho-lounge dedicate ai mostri dell’ultimo disco – “Capri Apocalypse” – del 2004: manca solo l’agrodolce canzone sulla Mummia – parafrasi del diverso emarginato –, ma in compenso c’è Barbablu, l’Uomo Ombra, il Licantropo, i Pipistrelli, gli Zombie, gli Addams ed il Conte Dracula, canzoni eseguite con fantasiose code ed introduzioni che le differenziano un po’ dalle versioni conosciute su disco.
Ma durante l’esibizione c’è modo di spaziare liberamente lungo l’intera discografia del gruppo: da “Wipiti” vengono eseguite tra l’altro ‘Geronimo’ ed una acida ‘Black Flamingo’, da “The Grave and the Trees” pescano ‘Pepi’, da “Ortodoxia” ‘My Sex Life’ (e Karin precisa al microfono: “quando i Le Loup Garou scrissero questa canzone io non li conoscevo ancora, anzi: non ero neanche giunta in Italia dal Belgio”), mentre dal capolavoro “13 Pequenos Bau Bau” del 1997 ci regalano ‘Summer has Come’, ‘Mary 35’ e ‘Tashiro Mifune’.
Non mi convincono certi arrangiamenti surf troppo heavy che i LLG scelgono per riadattare alcuni vecchi capolavori, anche se la conclusiva ‘Bix to Bix’ così proposta è in effetti mozzafiato e fa ballare tutti i presenti; meglio però quando le canzoni non si allontanano troppo dai modelli avant-folk originali, come nelle suggestive ‘Adjeu mij Vader’ in fiammingo antico e ‘Passer Frontiere’ in francese.
I tre sono in gran spolvero stasera, scherzano con le telecamere – i cui tempi, inevitabilmente, dettano i ritmi dell’esibizione – e così quando Francesco sbaglia le parole di ‘Mon Ami Albert’ bisogna ricominciarla daccapo, dal momento che serve per il DVD e deve venir bene (e con ingenuità lo spiegano pure al microfono, ad un pubblico complice che ormai li conosce bene e sa di doversi aspettare di tutto, da loro; certo, ci sono voluti vent’anni, ma il pubblico napoletano sembra essersi persuaso definitivamente che pur cantando in tante lingue diverse, i Le Loup Garou sono da considerarsi una band italiana), e poi c’è la pausa a metà concerto per cambiare cassetta alle telecamere, e nel frattempo c’è la gag, in cui i musicisti sul palco fingono di andare in crisi non sapendo come intrattenere i presenti in sala.
Emozionante più di ogni altra cosa è l’ultima parte dell’esibizione, in cui Francesco, Karin e Tottolo invitano sul palco alcuni vecchi componenti “separatisti” della band: ed accettano con entusiasmo “Klaus” Rando (ora, con il fratello, nei Bappi), e Marco di Palo (manca Guido Caputi, da qualche anno chiuso in un orgoglioso quanto ostinato silenzio: stasera hai sbagliato: dovevi esserci!), ed insieme eseguono i bis per un pubblico che se ne va via felice.
Piccola riflessione: bisogna assolutamente che qualche etichetta discografica si offra di ristampare i vecchi dischi della band: particolarmente l’introvabile “Ortodoxia” (pare che persino i componenti del gruppo non siano certi di averne ancora una copia originale…..!), e “Wipiti” (per il quale spero si possa giungere al compromesso con l’etichetta ViceVersa che lo pubblicò, e che pare non esista più).
Autore: Fausto Turi
www.leloupgarou.org