Jonsi non ti fa ascoltare la sua voce, ti inietta direttamente la sua anima nelle vene….Ogni pezzo dei Sigur Ros è un trapasso emozionale…Ti invitano in un mondo la cui chiave è il completo abbandono sensoriale.
Una volta aperta quella porta difficilmente si ritorna indietro. Kjartan è un regista che dalla destra del palco dirige la giostra. E’ un po il direttore d’orchestra, tiene d’occhio infatti le quattro Amina.
Il suo piano affonda i colpi direttamente nel ventre di chi l’ascolta. Goggi, il bassista, ha un tocco asciutto ed essenziale. Non fa né un passo avanti, né un passo indietro. Fermo sul posto, marcia imperterrito apparentemente distaccato dalla macchina emozionale che gli sta girando intorno. Orri, il batterista, accarezza e schiaffeggia all’evenienza, il suo strumento. Le fa parlare tante lingue, le affida timbri diversi ogni volta…
Col suo archetto, Jonsi assomiglia ad un insetto articolatissimo. E’ capace di suonare la chitarra e usare la sua voce con una grazia unica ed ipnotica. Il suo falsetto, dal vivo, è una finestra su un mondo che vede solo per metà.
Ad un certo punto il cantante dei S.R. posa la chitarra e abbandona la tastiera. Sembra nudo davanti a quel microfono. Col mio piccolo binocolo lo osservo cantare. Mi soffermo sulle mani. Ha i pugni chiusi e le dita, nervosamente, si schiacciano a vicenda. Assomiglia ad uno scolaretto alla sua prima recita di fine anno…
E’ un essere strano, jonsi…a volte sembra un bambino che si affaccia per la prima volta alla vita, ma certe altre un dio immortale che vive da millenni su questa terra di cui conosce gli incubi e i sogni, le gioie infinite e i dolori laceranti.
Autore: Stefano Ferraro _ foto live di Santiago Mennella