Il Sabato sera di “Libertà Sonore” è stato all’insegna della libertà di costruire muri di suono delle dimensioni di una cattedrale, una serata all’insegna della libertà di fare rock puro, sincero, potente ed emozionante che ha visto come gruppo di testa il Teatro degli orrori.
Il concerto si è svolto in piccolo parco di Trebaseleghe, paese immerso nella pianura veneta, un ottima location per assorbire la quantità di decibel che sono stati sprigionati dagli artisti che si sono esibiti. In apertura hanno suonato i sorprendenti Last days of disco, un trio di ragazzi veneziani che hanno lascito a bocca aperta il pubblico che ha avuto la fortuna di ascoltare del buono e potentissimo rock con influenze grunge e stoner, assolutamente perfetto per preparare il pubblico ai Teatro.
Dopo una decina di canzoni dei bravissimi Last days of disco ed una ventina di minuti di cambio palco, si apre il sipario: Pierpaolo Capovilla e i suoi 3 fidati musicisti fanno valere la loro libertà di violentare l’udito dei 300 presenti con suoni che provengono da un altro mondo.
Il concerto inizia in pieno stile teatrale: palco vuoto e musiche d’atmosfera cupe e potenti per preparare tutti al carroarmato sonoro che sta per iniziare. Si inizia con “Vita mia” e si prosegue con “Dio mio” e gia da subito si capisce che i ragazzi sul palco fanno sul serio, non c’è un attimo di stop, gli unici momenti di calma apparente sono quando Capovilla si accende una sigaretta
Si riparte sempre più forte con sempre più potenza fino ad arrivare all’apice delle emozioni quando arriva il momento di Compagna Teresa, introdotta da un delirante (ma stupendo) discorso del frontman riguardo la protagonista della canzone; l’attacco del pezzo è stato il più inaspettato e violento di tutto lo show.
Sia Compagna Teresa che tutte le altre canzoni contenute in “Dell’impero delle tenebre” vengono eseguite con una maestria ed una forza che pochi gruppi riesco ad ottenere live.
La presenza scenica è inarrivabile, con Pierpaolo che corre senza sosta a destra e a sinistra del palco come un pazzo squotendo il microfono come se fosse una frusta, cio nonostante rasenta la perfezione, e gli altri musicisti non sono di certo da meno.
Dopo un brano strumentale c’è una piccola pausa ma il pubblico vuole ancora il rock dei Teatro che, da buoni musicisti, non esitano a tornare sul palco per altri 15 doverosi minuti di musica.
Il brano di chiusura è “Maria maddalena” anch’essa come tutte le altre suonata in maniera superba, con un cresecndo finale che sembrava non terminare più. Strumenti in feedback ed il Teatro chiude il sipario, per poi tornare a salutare un pubblico assolutamente sconvolto da un esibizione fisicamente e mentalmente devastante.
Autore: Davide Cairo
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