Personalmente ho sempre maggior difficoltà ad affrontare i mega-concerti organizzati nelle grandi strutture, quelli in cui capita frequentemente di far la fila all’ingresso con biglietto a 20/30 euro, per poi subire la calca e un’acustica spesso pessima all’interno, ed infine sorbirsi una nuova snervante fila all’uscita. Viceversa mi trovo sempre più a mio agio in quei piccoli locali come l’Ulisse che non hanno altro che il bancone del bar, due piatti per ascoltare un po’ di buoni vinili in attesa del concerto, qualche sedia ed un paio di tavolini intorno ad un palco non più grande di nove metri quadrati, un angolo riservato alle etichette e ai musicisti per vendere il proprio materiale e scambiare quattro chiacchiere con chi è accorso all’evento anche solo per curiosità, invogliato dall’entrata gratuita.
In questa serata il clima-concerto sarebbe quindi stato ideale se non fosse stato per un continuo via vai di teste e gambe tra me e il palco, situato in fondo ad una stanzetta proprio là dove si apre l’accesso ad un altro piccolo ambiente (e del resto sembra difficile pensare ad una diversa collocazione del palco e dell’amplificazione in uno spazio tanto angusto). A mantenere alta la mia attenzione ci hanno comunque pensato i tre Miranda.
Suonare post-rock oggi può facilmente condurre a due degenerazioni: 1- proporre qualcosa di ipertecnico e scarsamente comunicativo; 2- girare intorno ad un’idea, al massimo due, perché in realtà non si ha niente da dire. Quel che è peggio è che spesso le due cose coincidono. Quanto appena detto non vale assolutamente per i Miranda, sarà per la loro attitudine (sono “presenti” sul palco ma non indugiano in inutilità scenografiche né in cazzeggi afasici), sarà per l’autentica passione che li muove (il chitarrista e cantante Giuseppe Caputo è anche una delle due teste pensanti dietro la giovanissima fromSCRATCH Records… a proposito, procuratevi una copia dell’ottima compilation “Collisioni in cerchio vol. 1”, con tra gli altri Zu, L’Enfance Rouge, To The Ansaphone, Ronin, Uber, Can-D, gli stessi Miranda….: www.fromscratch.it), sarà che la musica è una strana alchimia non riducibile a formule e così a parità di genere suonato, esperienze fatte, intenzioni espresse e strumentazione utilizzata, il risultato varia in maniera consistente a seconda degli interpreti di volta in volta impegnati. I Miranda mi erano piaciuti su disco (“Inside the whale”, il debutto dello scorso anno) e mi sono piaciuti ancor di più in concerto, occasione nella quale è possibile soppesare il livello di una band con maggiore attendibilità rispetto ad un semplice ascolto casalingo: brani come “Bmx” e “Involved man” hanno un eccellente impatto live e certe spigolosità di matrice post-punk (mi riferisco all’influenza che può aver avuto un gruppo come gli Unwound) fanno sì che il suono del gruppo non imploda in se stesso. Il nuovo batterista Nicola appare poi già perfettamente integrato negli ingranaggi ritmici oleati dal basso di Piero, mentre le parole biascicate da Giuseppe nel microfono ora vengono abbandonate consapevolmente in balia delle sventagliate di chitarra, ora si trasformano in una sorta di strumento aggiuntivo che va ad incidere sui brani in modo del tutto imprevisto ed irrazionale. Bravi così.
Autore: Guido Gambacorta