Le Luci Della Centrale Elettrica si sono accese sabato 7 al Duel di Napoli.
E il pubblico è quello delle grandi occasioni: la targa Tenco come miglior opera prima ed il passa parola danno atteso lustro all’evento.
Sul palco della sala 3 del locale di Agnano, Vasco Brondi seduto sullo sgabello, come sempre nelle esibizioni live, suona ma soprattutto canta le sue Canzoni da Spiaggia Deturpata. Giorgio Canali al suo fianco lo scorta e lo accompagna con fare paterno (produttore, musicista di tutto rispetto, che decide di seguire il progetto in tutto i suoi aspetti, live compreso), lo aspetta e lo “copre” quando gli capita (troppo spesso) di sbagliare qualcosa.
Non manca nulla al rito collettivo: i cori che coprono la sua voce, i versi più intensi cantati assieme a lui. Ed è proprio nelle parole la sua più grande forza, nella sapienza che ha di descrivere con lucidità e in alcuni casi forse con un po’ troppa retorica la realtà della sua città uguale a mille altre d’Italia, la realtà della provincia e della periferia.
Vasco Brondi diventa il menestrello, il cantore di chi “rovistando fra i futuri più probabili, vuole solo futuri inverosimili” di “madonne bulimiche e anoressiche” che scoppiano a ridere, di chi non sa cosa raccontare ai figli che non avrà di “questi cazzo di anni zero”.
I racconti di Brondi sono potentissimi e magnetici, un importante lavoro di demistificazione di una serie interminabile di stereotipi esistenziali giovanili e giovanilistici, come quelli eretti da un cantautorato tardo umanistico che ha letteralemente appestato la musica italiana e la sua cultura letteraria di massa: in Vasco Brondi la periferia, la fabbrica, i cantieri, i preservativi, gli abusi edilizi, i “film melodrammatici di merda” non sono ne il bene ne il male, ne il demone da combattere, ne la condizione post-umana cui ambire; sono solo ciò che sono: i riferimenti spaziali e sociali di una vita che si intreccia a mille altre. Di questo atto di verità la musica italiana aveva enorme bisogno.
Purtroppo però, trasposti dal vivo, questa manciata di brani risulta per molti aspetti disarticolata, naif, con gli effetti affilati delle chitarre che talvolta divorano tutta l’espressività vocale, a volte sono decisamente di cattivo gusto (più di tutti il pad da batteria elettronica su “Sere Feriali”), una specie di falò da suonare sulla spiaggia deturpata…per non fare menzione dei molti errori di emozione. La voce è invece trattata in maniera molto interessante, grazie all’alternanza tra un’amplificazione pulita ed una più robotica, molto espressiva e meno melodica, quindi molto più adatta alle corde del nostro.
Il concerto dura un’ora, il tempo di eseguire tutti i brani del disco con due inserti di Canali (che, davvero, quando canta da lezioni di temperamento) dei tempi dei Rossofuoco (e tocca a Brondi accompagnarlo questa volta con risultati un po’ goffi) oltre ad una manciata di nuovi reading molto interessanti, di grande intensità, a fare da collante ai brani del disco.
Tutto trascorre velocemente, i brani sono da cantare in coro, e con “Per combattere l’acne” che diventa l’attesa chiusura, cantato dai presenti in coro come ogni buon rito che si rispetti.
Autore: Pasquale Napolitano e Elettra Boccia
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