Un’ esibizione di rara doppiezza: su un’ora filata di concerto, infatti, i primi trenta minuti sono furenti, tirati, all’insegna di quella decostruzione dell’estetica pop che il gruppo di Mayo Thompson, insieme a successori addirittura più illustri quali The Residents e Pere Ubu, ha da sempre, con gioiosa incostanza, professato.
L’approccio alla materia in questo caso può sembrare un tantino ingenuo, considerate le soluzioni adottate e la formazione messa in campo, composta da due chitarre (di cui una dal suono pulito!) e batteria.
Ma, finché dura, l’esito dell’alchimia è perfetto: stacchi netti personalissimi, distorsioni d’annata, sontuosi frulli di chitarra, saccheggiati con alterni esiti da tutta la generazione del post-rock.
Infatti l’esito sonoro è, ironia feroce della sorte, analogo a quello dei postriboli del post-rock: sovrapposizione di soni di grande intensità, prima di tutto emozionale. La carica emotiva ed energetica che scaturisce dai tre è enorme, il pubblico in media molto più giovane dei musicisti sul palco la recepisce con stupore. Il plus sta però nel fatto che questi energici vecchiacci i frulli di chitarra, gli stacchi estremi e tutt’il resto, li hanno inventati, qualcosa come trent’anni or sono.
L’esibizione però non regge fino in fondo, infatti via via il furore popular iconoclasta lascia il posto ad una ultra-trash serie di ballatone country mescolate con il tipico cantato da “estetica della stonatura” proprio di Mayo Thompson.
Quel che si evince in modo molto istruttivo da questa questa sagra texana in chiave tardo-lisergica è che non tutte le intuizioni scaturite da una fase musicale, seppur entusiasmante come quella dell’anti-rock anni 70, sono frutto consapevole degli esecutori, quanto sembra piuttosto che questi facciano da recettori di poli creativi scaturiti da un particolare Zeitgheist culturale, stratificatosi attraverso complesse sovrapposizioni di istanze artistiche, politiche, delle scienze e tecnologie.
Prova ne è che non tutti hanno la costanza di sviluppare le proprie intuizioni nel tempo con la coerenza e l’integrità intellettuale di un Frank Zappa.
Autore: PasQuale Napolitano