Certo che sentire il basso palpitante di Aston “Family Man” Barrett nella villa comunale di Afragola fa un certo effetto. Barrett suona con disinvoltura pezzi ormai eseguiti centinaia di volte, da trent’anni a questa parte, quasi fosse una missione, quasi si sentisse in dovere di diffondere ancora, ad ogni latitudine – finché le forze glielo consentiranno – il messaggio trasmesso dalle canzoni di Bob Marley & The Wailers. Da parte loro, i nuovi arrivati – il vocalist Gary “Nesta” Pine in testa – ce la mettono tutta per non apparire “solo” una sorta di cover band di sé stessi, cercando di essere credibili anche nell’ennesima “No woman no cry”, o nella milionesima “One love”. Il risultato positivo del loro sforzo è evidente nelle facce felici di praticamente tutti gli spettatori (ingresso gratuito, quindi pubblico quanto mai eterogeneo), nelle gambe che zompettano al ritmo irresistibile di “Get up, stand up”, nel dondolare allegro delle signore e dei bambini, nei cori commossi su “Redemption Song”.
Canzoni che fanno parte dell’immaginario collettivo, inconsciamente presenti da qualche parte nella mente e nel cuore di qualsiasi amante della musica. Canzoni sentite milioni di volte, e che forse potevano essere alternate – con un pizzico di coraggio in più – a qualche perla meno conosciuta del cospicuo repertorio a disposizione. Scaletta prevedibile a parte, le buone vibrazioni non sono mancate. E quando la band si lascia andare – come nella bellissima versione di “Exodus”, nel finale – ti rendi conto di come lo status di “juke box vivente” stia stretto anche a loro…
Autore: Daniele Lama