Il post rock ha ancora tante frecce nel suo arco e questo secondo lavoro del quartetto danese lo sta a dimostrare. I TSMJ vanno ad esplorare territori ancora poco esplorati con lunghe suites e dilatazioni, che pongono al centro malinconie segrete e figure geometriche. In 57 minuti sono condensati sei brani cupi e carichi di emotività, con cali e risalite di tensione, insofferenze ed instabilità assortite o con accelerazioni e rallentamenti. I brani sono tutti molto complessi e variegati con una costruzione complessa, che ricorda l’approccio del prog rock, ma senza l’enfasi e l’autocelebrazione di chi trent’anni fa suonava questo genere. Nicolai, Jakob, Henrik e Morten si lasciano andare apparentemente in delle jam, ma in realtà tutto il sound è ben strutturato e ottimamente congeniato, ovviamente strumentale. Effettivamente le parole sarebbero superflue e non lascerebbero all’ascoltatore la possibilità di entrare in profondo contatto con la musica e quindi con sé stesso.
Autore: Vittorio Lannutti
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