Un nuovo album in studio dei grandi Stooges di Iggy Pop a distanza di 34 anni dall’ultimo selvaggio “Raw Power” (1973). La notizia, nota ormai da tempo era di quelle di creano nei fans vecchi e nuovi grandi aspettative ed anche una certa ansia in questi anni di penuria di vere icone rock. D’altronde ci si chiedeva da più parti, dopo le discusse e controverse reunions di New York Dolls ma anche unanimemente promosse dalla critica come Radio Birdman se gli Stooges potessero produrre dopo tanti anni un disco all’altezza della loro fama.
Antefatti non erano certo mancati perché Iggy è praticamente dal 2003 che ci sta lavorando a questa reunion: nel suo ultimo disco in studio “Skull Ring”, collaborava con molti esponenti della nuova scena punk incidendo, con i fratelli Ron e Scott Asheton e Mike Watt, quattro brani per nulla disprezzabili, soprattutto Skull Ring e Dead Rock Star, che ha eseguito con questo trio anche dal vivo nel corso di un’intensa attività concertistica per il mondo dal 2004 in poi. Nel 2005 e nel 2006 i riformati Stooges toccarono anche l’Italia: fummo travolti a Melpignano (Le), Napoli e Milano. L’anno prima la rivista rock Creem aveva prodotto un dvd, “Live In Detroit”, con i filmati di un micidiale show nella loro città natale che accanto ad un adrenalinico (come sempre) Iggy Pop mostrava un Ron Asheton notevolmente rimpinguito (gli anni passano per tutti!) ma padroneggiante un solismo ancora bruciante e molto cattivo ed una sezione ritmica folgorante (Scott Asheton – drums e Mike Watt-bass, ex-Minutemen).
Stessa formazione di questo nuovo “The Weirdness”, registrato agli Electrical Audio di Chicago nell’ottobre del 2006 da Steve Albini, un nome di primo piano nel rock (il math-rock per essere precisi, nda) degli ultimi due decenni, musicista e chitarrista anche lui in formazioni fondamentali come Rapeman, Big Black e Shellac.
Albini, a differenza dei nitidi brani di Skull Ring ha lasciato cucinare i nuovi brani di Iggy, Ron e Scott nel loro brodo naturale: il suono di “The Weirdness” è sporco, dal sapore fortemente live, quasi in presa diretta; lo si nota sin dall’iniziale “Trollin’”, Iggy già concitato e sprezzante, saturo del chitarrismo di Ron Asheton. La ritmica di Ron e Mike minacciosamente funky e tutti sussulti è in bella evidenza nella seguente “You Can’t Have Friends” e già si respira dopo due brani più il climax grezzo ed anarchico di un Raw Power che la crudezza lapidaria e devastante di album epocali come Stooges e Fun House.
Naturalmente i dejà vu sono inevitabili e Trollin’ suona un po’ come novella “No Fun”.
Il tasso d’eccitazione rimane inalterato nelle successive “ATM, My Idea Of Fun”, “Free & Freaky”, “Greedy Awful People” anche se purtroppo la qualità della scrittura di questi brani mostra la corda, e sa molto di mestiere (cosa evidente anche nei loro nuovi shows), soprattutto in “The End Of Christianity”, e si rimane nel dubbio atroce se versi come ‘My Idea Of Fun is killing everyone…’ o ‘Free & Freaky in the U.S.A….’ corrispondano ad una Weirdness ancora autentica di Iggy o siano degli autocompiaciuti slogans. Credo la verità stia nel mezzo soprattutto se si pensa che il nostro amatissimo rocker il 21 aprile compie 60 anni… e continua a spargere caos sui palchi di mezzo mondo come fosse liquido seminale!
Paradossalmente tra gli episodi più riusciti come songwriting poniamo quelli meno concitati e più riflessivi come l’omonima autobiografica The Weirdness, lenta e seducente come un blues, e “Passing Cloud”, morbosa e notturna song dalla struttura stratificata, con il sax del vecchio compagno Steve Mackay dai connotati alquanto glam: due brani in cui Iggy ha opportunità di sfoggiare profondi e caldi moduli vocali maturati durante una carriera solistica ormai lunghissima.
Appare molto più convincente Iggy in tali frangenti, piuttosto sfocate e scontate invece le sue performances in ATM, The End Of Christianity, Greedy Awful People.
Più aggressivo e viscerale, viscido come Dio comanda in “My Idea Of Fun”, “She Took My Money”, “Mexican Guy” e “I’m Fried”, proprio quei brani in cui Ron Asheton , impeccabile nel corso dell’intero album, si supera wah-wah sugli scudi in una serie di interventi devastanti; la sua chitarra ed il suo marchio inconfondibili sono ormai nel 2007 un timeless totem della storia rock!
“I’m Fried” conclude decisamente alla grande ripristinando nel finale quel caos originario Stooges che tanto avevamo rimpianto, magma sonoro con il sax urlante di Mackay attorcigliato al solo assassino di Ron Asheton. Bentornati !
Autore: Pasquale Boffoli _ foto live @ Neapolis festival ’06
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