Dietro il nome Uzi & Ari si cela la mente del progetto Ben Shepard, autore, compositore e cantante del gruppo americano. Il nuovo album “Is it Freezing Out” è un percorso fatto di pensoso indie folk filtrato da una sensibilità tutta elettronica ed è uscito il 2 Novembre 2006 per la Own Records. In occasione del tour italiano abbiamo fatto quattro chiacchiere con Ben.
Da dove hai tratto ispirazione per questo nuovo album?
Molto è stato il prodotto di attrezzature ridotte al minimo, che ci ha frenato dal registrare secondo le mode convenzionali. Per esempio, non potevamo ottenere un suono di batteria decentev così abbiamo esplorato vie alternative con le percussioni. Inoltre ci siamo tenuti alla larga dal suono saturato della chitarra presente nel primo disco e abbiamo lavorato più intensamente sulle sfumature.
L’album “Is It Freezing Out” sembra mettere insieme la sensibilità pop dei Radiohead degli anni 90 (“The Bends”) e l’approccio elettronico di “Kid A”. Che ne pensi?
Si, l’album è stato spesso paragonato a “Kid A” anche se è la prima volta che lo vedo paragonato ai Radiohead degli anni 90. Comunque si, è il riferimento più facile e per questo è spesso usato.
Cos’altro ti ha influenzato? Che ruolo hanno la musica folk e country?
Beh l’album è stato influenzato da Gorecki ai Low ai Sigur Ros e da qualunque altra cosa si trovi nel mezzo. Folk e country rientrano nello spettro di influenze solo come aspetto marginale, attraverso gruppi come Sufjan Stevens, Wilco, Centro-Matic…
Possiamo chiamare la vostra musica “indietronica” o “glitch-pop”. Questo album lo senti più elettronico o minimale?
Sono stato influenzato profondamente da un sacco di musica elettronica solo in un secondo momento, e ho sempre preferito il minimalismo nella musica classica per cui non credo sia né l’uno né l’altro.
Quanto è differente questo album dal vostro debutto “Don’t’ Leave In Such a Hurry”?
Il nostro primo disco era più minimale. Non scriviamo mai lo stesso disco due volte.
Quali band stai ascoltando ultimamente?
Broadcast, Caribou, Menomena, Francois Eudes Chaufralt, The Books….
Uzi & Ari rischiano di raggiungere un pubblico ben più ampio ora. Ti piace l’idea o preferiresti restare una realtà di nicchia?
Il vantaggio di acquistare una fascia di pubblico più ampia è quello di legittimare la band e di mettere un primo mattone. In altre parole? Ben venga!
Uzi & Ari hanno fatto diverse date qui in Italia. Che situazione ti aspettavi di trovare qui nei vostri confronti?
A dire il vero non avevo particolari aspettative. Non conosco molto della scena musicale italiana ma sono stato davvero felice di rivedere le vostre bellissime città.
“Asleep In Armour” è una perfetta canzone pop che smebra attingere al meglio della melodia inglese. Pensi che l’album possa essere collocato anche nel mercato del Regno Unito?
Penso che avremo una piccola distribuzione laggiù e non so ancora se faremo un tour in UK quest’anno.
Siete un quartetto proveniente da diverse zone d’America: Utah, Texas, Alabama e Idaho. Quanto influisce la diversità geografica nel sound? La vostra musica è pop, folk, sperimentale…
È irrilevante perché il ruolo che ricopre ognuno nella band è puramente funzionale perché lavoro da sulle canzoni da solo, in studio.
In che situazione versa la scena indie in America? È forte e vitale?
Ci sono un mucchio di band. Troppe per essere apprezzate. Ci sarà sempre un sacco di buona musica e cumuli di merda.Autore: Stefano De Stefano
www.cryinggirl.com – www.myspace.com/benshepard