Se per un attimo potessi rendere umana la Musa di Omero che apre l’Odissea (“Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia: […]”), sceglierei senza dubbio l’immagine di Niobe.
Si conclude a Napoli il tour di Niobe, al Teatro Tinta di Rosso. Lei, una bella presenza femminile, in un luogo che si plasmava alla perfezione per questo evento. Il palco, uno spazio antecedente l’ingresso del teatro, la platea seduta – chi su comode sedie da “registra”, chi su panche di legno, altri poggiati al muro di questo splendido giardino pensile.
Mi è difficile definire l’aspetto musicale di Niobe. È un “live” che assume e propone varie sensazioni. Basta guardare con occhio attento i movimenti e i gesti delle persone che sono li presenti all’evento per capire come questa graziosa e particolare ragazza riesca a far rivivere diversi momenti musicali. C’è chi scuote la testa quando il suono si fa più dance, chi è compiaciuto dalla straordinaria voce che emerge quando duetta con una chitarra acustica, chi ancora, come me, apprezza le sue doti di semplicità e di libertà che emergono dai suoi movimenti sul palco. Si diverte, scherza con il pubblico, balla, e soprattutto canta divinamente.
Si potrebbe dire che gioca con la sua voce, fa del live uno strumento di comunicazione a più livelli.
Si ascolta con interesse Niobe, perché suscita curiosità a capire quale sarà il prossimo brano.
Le canzoni, di una melodia affascinante, contengono disegni elettronici che le rendono uniche e allo stesso tempo sempre pronte a cambiare ed ad adattarsi al luoghi dove ella suona.
È un continuo avvicinarsi al mixer, muovere knob e fader, mettere su basi musicali, cantare, proiettare immagini, cercare la combinazione perfetta. Il tutto fatto con calma, distensione ma soprattutto armonia e tanta voglia di suonare.
Il concerto dura circa 90 minuti e alla fine Niobe è costretta a ripetere per tre volte consecutive: “This is the last song”. E noi lì a godere dell’immensità del suo suono e della sua voce.
Autore: Ciro Calcagno