Nell’ambito della decima edizione del festival ‘Lo Sguardo di Ulisse’, dedicato alla musica etnica e ai suoni dal Mondo, una delle serate più attese – dopo, beninteso, quelle dedicate a Cesària Evoria e a Moni Ovadia – era quella di stasera con Abel Ferrara. Il festival mi pare abbia assunto, dopo il trasferimento di due anni fa dal castello Angioino nel centro storico, al parco pubblico dei Quartieri Spagnoli, un carattere un po’ più mondano, con un pubblico più adulto, elegante, compassato: la qualità del programma si mantiene alta, con un occhio di riguardo alla musica dell’Africa e del Sudamerica. Accade che il famoso regista newyorkese Abel Ferrara sia qui a Napoli per girare un film; invitato in città dall’associazione ‘Figli del Bronx’, che lavora coi detenuti minorenni di Nisida e del carcere femminile, per dirigere un semplice documentario sulle complesse e problematiche realtà sociali della città, pare sia rimasto colpito da Napoli, e abbia deciso di trasformare il documentario in un vero e proprio film in dialetto, che dovrebbe intitolarsi ‘Napoli, Napoli, Napoli’, e le cui riprese inizieranno quest’Estate 2007 in città.
L’associazione Sig.Bloom, che cura l’organizzazione del festival ‘Lo Sguardo di Ulisse’, ha approfittato della presenza del regista in città per invitarlo ad esibirsi stasera, dal momento che Ferrara, oltre che regista, vanta delle velleità musicali: partecipa infatti egli stesso alla composizione di alcune musiche per i suoi film, assieme al chitarrista country olandese Francis Kuiper, che lo accompagna stasera e che conosce bene l’italiano perché agli inizi della sua carriera fece parte del celebre Folkstudio romano. La serata inizia con la proiezione di un vecchio film di Abel Ferrara: ‘Fratelli’ [il titolo originale, in inglese, sarebbe ‘The Funeral’, ma per motivi anche comprensibili i distributori italiani devono aver deciso di dargli un titolo meno avvilente…]. ‘Fratelli’ è uno splendido film su una famiglia italoamericana di camorristi di quartiere degli anni 30, condito da belle musiche italiane dell’epoca chissà come e dove ripescate da Ferrara, che tra l’altro è originario di Sarno, provincia di Salerno.
Dopo il film dovrebbe esserci il concerto: Ferrara sale sul palco tra gli applausi munito di chitarra classica ed armonica, accompagnato da Kuipers all’acustica, e da una sezione ritmica reclutata qui in Italia tra cui spicca il buon vecchio Franco Del Prete, ex Showmen, alla batteriaIl primo pezzo è un folk rock elettrico nello stile del Bob Dylan recente, niente di veramente speciale, ma ad ogni modo l’esibizione non andrà oltre le due canzoni, poiché Ferrara non è in condizioni di stare sul palco: che sia droga o alcool, ma il regista non ha la lucidità necessaria, e dopo la seconda canzone Kuipers prende la chitarra e se ne va irritato dalla situazione imbarazzante, portandosi dietro gli altri musicisti. Ritorneranno, senza Ferrara, per chiudere con un terzo pezzo e salutare il pubblico. A niente serve il simpatico balletto della bellissima Shannon Leight, attrice e compagna di Abel Ferrara, che a conti fatti ha involontariamente reso il tutto ancor più ridicolo. Il pubblico, affatto imbarazzato, ha preso il tutto sportivamente. Grande regista, Ferrara, ma per carità basta con la musica.
Autore: Fausto Turi