L’esplosione sonora orchestrale di Bells and Whistles, fa da contrasto la puramente acustica e country El Capitan, che riporta l’ascoltatore alle atmosfere del profondo west. Di nuovo sound orchestrale, divertito, esplosivo ed estroverso per Bas Jan Ader, mentre Tiny Suicides è più intima e inizia al solo pianoforte. La canzone si sviluppa ma senza abbandonare il ritmo più mediato e riflessivo. All Threes, che segue immediatamente, è addirittura una vera e propria ballad romantica, al pianoforte, in cui fa capolino la voce di Cat Power.
Esattamente a metà del disco, il ritmo riprende forsennato: Rainbow Overpass salta addirittura al punk scanzonato stile Ramones, e di quel punk ha anche la durata tipica, brevissima, di due minuti e mezzo. Hale rallenta di nuovo i battiti, perché è di nuovo un ripiegamento di Connor verso la ballata. Real Feel 105° è invece di nuovo un pezzo country alla chitarra acustica.
L’arrangiamento del disco, ma in realtà l’intera ossatura e persino il pensiero retrostante di questo disco, risulta ormai chiarissimo: Oberst mette dentro questo LP tutto quello che è il repertorio tipico dei Bright Eyes, espresso nella forma più brillante e contemporaneamente più tipica, senza novità e sorprese per il fan.
Indie rock, traditional americano, country, garage rock e punk talvolta: questo è il mix che fa il suono dei Bright Eyes, e questo si ritrova pienamente in questo 12mo disco. C’è appena un accenno di mix e di elettronica in Spun Out, ma è solo una bozza, non certo un tentativo di affrontare nuovi orizzonti. Infatti peraltro in Trains Still Run On Time e in The Time I Have Left e Tin Soldier Boy si ritorna rigorosamente sui binari, con un rock orchestrale, una nuova ballata al piano e una conclusione del disco lasciata addirittura a una intro di sola chitarra e armonica, in pieno stile country, su cui poi si staglia una canzone con cori finali e strumenti che si rincorrono in una festa solenne di suoni.
Autoprodotto dalla band stessa e registrato presso gli ARC studio di Omaha, di proprietà di Mike Mogis e Conor Oberst, il disco è perciò stesso espressione massima della indipendenza creativa e della libertà espressiva che caratterizza da sempre i Bright Eyes, che non si preoccupano di confronti e paragoni (per esempio con gli Eels, forse la band più vicina ai loro gusti) né di cercare a tutti i costi l’originalità.
Del resto la formula funziona, il disco suona divertente e vario, e si divertono anche gli ospiti illustri che fanno capolino fra le track, e sicuramente si divertiranno i fan. Perché cambiare, dunque?
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