“Come Back” dicono, alla fine del concerto, le sfavillanti luci verdi fra le piante dell’immenso parco dell’autodromo di Monza. Bruce Springsteen e la E-street band, finito il tour italiano (che ha compreso anche Ferrara, a maggio, e Roma pochi giorni prima) salutano i fans dicendo che torneranno. Non sono più voci e chiacchiere dunque, ma una certezza: nel 2024, il tour del boss proseguirà e farà tappa anche, ancora, in Italia.
Il che non sarebbe una notizia se non fosse che Bruce Springsteen fra un mese e mezzo fa 74 anni. E i membri della E-Street Band, Jake Clemmons a parte, hanno suppergiù la stessa età se non più vecchi.
Certo, siamo abituati a veterani del rock: Iggy Pop, Paul Mc Cartney e Rolling Stones su tutti, questi ultimi anche più anziani del boss in realtà. Ma chi oggi, fra i veterani del rock, fa tre ore di concerto? E chi fra le band dei più giovani, che pure ne avrebbero energia, fa tre ore di concerto e 24 o 26 canzoni?
Certo, Bruce non corre più da una parte all’altra del palco, non ancheggia più con Clarence Bigman Clemmons (che nel frattempo è passato a miglior vita): in tutte le tappe di questo tour di Letter to You, sin dagli esordi del tour in America, tutti i commentatori hanno sottolineato che il boss dà più spazio alla precisione, alla resa musicale, all’orchestralità, che non allo spettacolo fisico. Non ci sono danze, non ci sono trenini con la band (anche se su Nightshift rimane comunque diversi minuti a reggere una nota con la chitarra a una sola mano, e Nils Lofgren fa su Because the Night un assolo da paura girando su se stesso per cinque minuti buoni). Questo non è però necessariamente un male, se si considera che nel frattempo la “legendary history-making E-street Band” (così Bruce la saluta a fine di ogni concerto dando corpo alle ultime corde vocali che ha) si è allargata a una sezione intera di trombe e fiati, gli E-street Horns, (Ed Manion – sassofono baritono, sassofono tenore, Ozzie Melendez – trombone, Curt Ramm – tromba, Barry Danielian – tromba), una sezione di cori, E-street Choir (Anthony Almonte – percussioni, Curtis King, Lisa Lowell, Michelle Moore e Ada Dyer) e si è aggiunta ormai come membro storico Soozie Tyrrell, con lui dai tempi dell’album omaggio a Pete Seeger.
La E-Street band è diventata insomma E-Street Orchestra, è questa è la prima grande novità di questo tour. E il suo meglio come orchestra lo dà in una canzone che nasce acustica, solo chitarra e voce, come Johnny 99, forse la più bella riuscita di questo tour e sicuramente della tappa di Monza.
L’altra grande novità è che, a parte The Rising, Wreckin’ball e Mary’s Place, non trovano in scaletta molto spazio le canzoni dei dischi del decennio 2000 (eccetto, chiaramente, quelle dell’ultimo disco, Letter to You, Ghost, e due chicche presentate in acustico, Last Man Standing e I’ll see you in My Dreams, presentata in solo con chitarra a chiusura del concerto).
E questa invece non è una novità positiva, almeno per chi scrive, che considera i dischi del nuovo millennio assolutamente innovativi e tra i più concept album del boss, tutti dedicati in sequenza a stagioni politiche statunitensi: da The Rising per l’11/9/01, a Magic per contestare Bush junior, a Working on a Dream per festeggiare Obama, fino a Wreckin’Ball che parla, senza mandarla tanto a dire, della crisi americana dopo il crollo dei mutui sub-prime. Ecco, questa impressionante sequenza di dischi bellissimi (eccetto, bisogna dirlo, Working on a Dream, decisamente disco minore) non ottiene spazio, ma del resto è l’impegno politico a non avere molto spazio in questo tour, dedicato, come l’album, piuttosto alla considerazione del tempo che va e delle persone che non ci sono più.
Il concerto pur essendo un omaggio alla memoria dei cari estinti (Clarence Clemmons e Danny Federici su tutti, ma anche George Theiss, primo collega del boss nella sua prima band The Castiles a cui è dedicata Last Man Standing), non è però un requiem celebrativo e nostalgico: c’è anzi tanta energia e voglia di suonare, sin dalle prime note di No Surrender con cui lo spettacolo inizia, per proseguire poi con la nuova Ghost, e subito poi con i classici: Darlington County, Prove it all Night, Promised Land, Out in the Streets, intervallati solo da Letter to You e dalla nuovissima cover Nightshift.
Lungo il concerto si capirà che a parte le importanti eccezioni costituite dalle canzoni già citate, l’ossatura del concerto è su due dischi in particolare: Born to Run, da cui raramente il boss in tempi recenti aveva tratto così tante canzoni in scaletta (4 su 9 totali del disco: Backstreets, She’s the One, Tenth Avenue e ovviamente Born to Run) e Born in the USA, da cui regala al pubblico le già citate Darlington County e No Surrender, e l’immancabile Dancing in the Dark ma anche una splendida Glory Days e una rara Bobbie Jean (a Ferrara anche l’ancor più rara Born in the USA, per un totale di ben 6 canzoni su 10).
A seguire nell’elenco dei dischi prescelti, naturalmente c’è Darkness: memorabile come sempre la resa di Badlands, forse la canzone più trascinante del boss, assieme a Promised Land e Prove it All Night.
Mancano, nella scaletta di Monza come nelle altre tappe, gli album degli anni ’90, manca The Ghost of Tom Joad (il disco della rinascita del boss a fine anni ’90) e manca piuttosto sorprendentemente qualsiasi riferimento a Western Stars, il penultimo disco solista prima dell’acclamato Letter to You.
C’è più cura piuttosto delle sessioni musicali, come detto: tra Mary’s Place, NightShift e Johnny 99 capita a quasi metà concerto una sequenza letteralmente impressionante di assoli, trombe, fiati, riff, improvvisate jazz: a un certo punto hai la sensazione quasi di assistere al concerto di qualcun altro, tanto poco si sente la voce e tanta è la maniacale cura di ogni dettaglio di questa esecuzione orchestrale. Ci mancava insomma il boss direttore d’orchestra, e adesso c’è anche questo. Ma c’è anche il solito boss, quel trascina-masse e incantatore di serpenti che quando attacca con Little Steven i suoi duetti o quando trascina la band e il pubblico in Born to Run o Badlands e fa cadere stadi, letteralmente, mentre almeno tre generazioni di spettatori si incantano ai suoi piedi.
E’ ancora il boss, sempre lui, sempre con i suoi fedelissimi, fra cui non possiamo non citare un Jake Clemmons, degno erede nipote di Clarence, più in forma che mai, e un Max Weinberg alla batteria letteralmente monumentale, che nonostante i 72 anni regge il ritmo di tre ore di concerto senza sosta, picchiando come un forsennato.
Già perché il boss ha un altro guinness, un’altra peculiarità: sono tre ore quasi successive, senza sosta, perché le canzoni sono eseguite una dopo l’altra al solo stacco dell’ormai leggendario “One Two Three” di Bruce, e solo dopo le prime dieci la band ferma la musica per una piccola pausa.
E nessuno va in camerino: non c’è un vero bis, la band non lascia mai il palco, né lo fa il boss, che anzi a fine concerto ne regala un’altra, da solo, al pubblico ed è quella I’ll See You in My dreams che completa il messaggio di questo tour e di questa scaletta, tutta dedicata alla contemplazione della vita nei suoi misteri, tra cui l’amore e la morte, due temi che il boss ha scelto di portare nei concerti e anche nel suo unico monologo (su Last Man Standing).
Abbiamo spesso chiuso le recensioni dei concerti di Bruce dicendo che è un alieno e che per quanto dà a vedere non morirà mai: eppure è proprio lui, lì sul palco, stavolta a insegnarci la mortalità, cantando e ricordando i suoi cari, i tempi passati, la E-street Band dei primi tempi e le sfide vinte e superate. Un Bruce più intimo e fragile (con una voce che qualche rara volta effettivamente anche lo abbandona), se volete, che però non rinuncia nemmeno per un attimo, anche qui a Monza, a dare la carica e trascinare migliaia di persone in un rito collettivo come solo lui sa fare.
autore: Francesco Postiglione
SCALETTA
No Surrender
Ghost
Darlington County
Prove it All Night
Letter to You
Promised Land
Out in the Streets
Mary’sPlace
NightShift (cover)
Johnny 99
Last man Standing (solo)
Backstreets
Because the Night
She’s the One
The Rising
Badlands
Born to Run
Bobbie Jean
Glory Days
Dancing in the Dark
Tenth Avenue Freeze out
Twist and Shout (cover)
I’ll see you in my Dreams (solo)