Gli ambienti post-industriali della Stazione Leopolda di Firenze sono una scenografia perfetta per accogliere le date di Stazione Elettronica, un percorso tra i suoni digitali della contemporaneità curato per il secondo anno consecutivo dal Musicus Concentus all’interno di Fabbrica Europa, festival che da 12 anni a questa parte anima la primavera fiorentina con un calendario fittissimo di rappresentazioni teatrali, balletti, conferenze, videoproiezioni, concerti.
Giovedì 12 maggio il cartellone di Stazione Elettronica prevedeva l’esibizione dei Mouse On Mars, i quali hanno optato per un live set estremamente ritmico e coinvolgente, al punto che la parte visuale dello spettacolo – peraltro solo un paio di frammenti video lanciati in due diversi momenti della serata – si è rivelata sostanzialmente inutile, perché incapace di aggiungere alcunché alla dinamicità della musica. Jan St. Werner e Andy Toma hanno proposto un suono in costante trasformazione, grasso e allo stesso tempo elastico, come se frequenze e beats fossero stati plastilina tra le mani di un provetto scultore: strappi nervosi hanno preso gradualmente la forma di una drum’n’bass eterodossa, scampoli dub sono stati cuciti tra loro in installazioni post-techno, un’idea aliena di reggae ed impercettibili sfumature latine hanno donato ulteriore vivacità al risultato d’insieme e i brani hanno continuato in maniera mirabile a dilatarsi e ripiegarsi, a frammentarsi e a ricompattarsi. La fisicità dei pezzi ha un po’ penalizzato la profondità della prova solo nella parte finale della scaletta, quando i Mouse On Mars hanno insistito su soluzioni ideali per assecondare la voglia di ballare del pubblico facendo aumentare vorticosamente i battiti al minuto.
Autore: Guido Gambacorta