L’accoglienza, qui a Napoli, è calorosissima: ci saranno quasi 2000 persone, stasera, al Palapartenope; gli Afterhours mancavano in città da due anni, a causa della nota vicenda del Neapolis Festival edizione 2005, sulla quale Manuel tornerà per due volte nel corso della serata, dimostrando di considerare chiusa la questione e scusandosi comunque almeno col pubblico. La prima volta in apertura: “ciao Napoli, grazie per la pazienza, e scuate per esserci fatti aspettare due anni”; e più avanti nel corso della serata, più esplicitamente: “scusate per la vicenda del Neapolis dell’anno scorso”.
Non torniamo sui fatti, per carità. Ma a pensarci… con un po’ di buona volontà da entrambe le parti, quella vicenda avrebbe sicuramente potuto esser risolta amichevolmente, senza comunicati stampa, ultimatum, capricci all’ultimo minuto, l’obbligo di suonare poco prima o poco dopo il tramonto, ecc.
L’esibizione di stasera dura quasi due ore, con tre pezzi in partenza praticamente hardcore, e a sorpresa si apre con ‘La Sinfonia dei Topi’, che ridicolizza i tanti musicisti dalla tecnica sopraffina che s’incurvano depressi sui loro strumenti e si autocompiacciono del proprio finto blues tutto pedali ed effetti (“scienziatelli musicali studian cornamuse anali, all’interno della proprie ricerche personali producendo disgustosi festival delle interiora, dove cercan d’insegnarti che a soffrire si migliora”), poi una strepitosa ‘White Window’, ed una potentissima ‘Non si Esce Vivi dagli Anni 80’: da restarci secchi!
Il volume è talmente mastodontico che il tendone del Palapartenope ha serie difficoltà a contenerlo ed omogeneizzarlo per tutto lo spazio (nelle retrovie infatti c’è un forte rimbombo, come se ci fosse una parete separatoria nel mezzo…), ed i sei musicisti sul palco (Manuel Agnelli voce/chitarra/tastiere, Roberto Dell’Era basso, Giorgio Prette batteria, Dario Ciffo violino, Giorgio Ciccarelli chitarra, Enrico Gabrielli tastiere/flauto) si presentano con un look piuttosto anni 70, e a vederli così numerosi e colorati, sul palco, sembrano i Grateful Dead. Molto anni 70 anche le lunghe jam “noise” strumentali (Verdena style…) poste in coda ad alcuni pezzi (‘Bye Bye Bombay’, ‘Juda’s Blood’), ed alcune fasi “progressive” in cui a sorpresa il flauto di Enrico Gabrielli si impone: è ormai una realtà il fascino che il prog esercita su Manuel dai tempi del film “Lavorare con Lentezza” di Guido Chiesa, in cui lui interpretava Demetrio Stratos. Ma i pezzi più lenti non sempre convincono, e sono da perfezionare: Manuel si trasforma in cantautore seduto alla tastiera e li dilata, forse per poter riprendere fiato in vista del successivo blocco di due tre pezzi veloci, ma il resto del gruppo sembra non seguirlo. Noiosissima, poi, la solita ‘Ritorno a Casa’.
Inevitabilmente c’è il rito collettivo in cui tutti cantano a gran voce i singoli: ‘Ballata per la Mia Piccola Iena’, ‘Bye Bye Bombay’, ‘Male di Miele’ (e tra il pubblico si scatena il finimondo!), ‘Rapace’, ‘Sui Giovani d’Oggi ci Scatarro su’, ‘Germi’.
Gli Afterhours hanno da poco terminato un piccolo tour europeo, e si apprestano finalmente a sbarcare negli Stati Uniti, dal 18 Maggio al 21 Giugno, e lì o la va o la spacca, al fianco di Twilight Singers e Jeff Klein. Con un disco in uscita anche oltreoceano per l’etichetta One Little Indian, e la possibilità, non più giovani, di farsi conoscere nella sterminata patria del rock, stanno sfruttando queste date anche per rodare, sui palchi italiani, le nuove versioni inglesi delle ‘Ballate per Piccole Iene’, in maniera tale da confezionare uno show alla loro altezza da portar fuori all’estero. E poi c’è da coagulare una formazione ritoccata per l’ennesima volta, con l’ingresso di Enrico Gabrielli alle tastiere e Roberto Dell’Era al basso.
Ma dopo l’ “incidente” di fine Febbraio al Fillmore di Cortemaggiore quando, durante lo show, Manuel Agnelli è sceso giù dal palco e – fratturandosi tra l’altro egli stesso la mano – ha picchiato uno spettatore che lo insultava e gli sputava addosso perchè non gradiva le nuove canzoni in inglese del repertorio, speriamo sia solo uno scherzo quanto successo lì davanti stasera: abbiamo visto in molti Manuel, al termine dell’esibizione, versare un bicchiere di vino su uno spettatore, prima di andar via comunque sorridendo.
Qui di seguito le prossime date americane degli Afterhours; stropicciatevi gli occhi, se non ci credete:
MAGGIO
19 Chicago IL – Metro
20 Newport KY – Southgate House
21 Indianapolis IN – The Vogue
23 Columbus OH – Little Brothers
24 Cleveland OH – Grog Shop
25 Detroit MI – St Andrews Hall
27 Toronto ON (CANADA) – Lee’s Palace
28 Montreal QC (CANADA) – Cabaret du Musee Juste Pour Rire
29 Boston MA – Paradise Rock Club
30 Philadelphia PA – Theatre of Living Arts
GIUGNO
01 New York NY – Irving Plaza
02 Washington DC – 9.30 Club
03 Carrboro NC – Cat’s Cradle
05 Atlanta GA – Smith’s Olde Bar
07 New Orleans LA – One Eyed Jacks
09 Austin TX – The Parish
10 Dallas TX – Gypsy Tea Room
12 Denver CO – Larimer Lounge
13 Salt Lake City UT – Club Sound
15 Portland OR – Doug Fir Lounge
16 Portland OR – Doug Fir Lounge
17 Seattle WA – Neumo’s
19 San Francisco CA – Great American Music Hall
21 Hollywood CA – Avalon
Autore: Fausto Turi
www.afterhours.it